Suicidio assitito, Riccio: condizione sostegni vitali è illogica

Medico che seguì Welby: senza fondamento giuridico e scientifico

AGO 3, 2022 -

Fine vita Milano, 3 ago. (askanews) – “Discriminare le persone che chiedono il suicidio medicalmente assistito sulla base della condizione dei sostegni vitali è irragionevole senza fondamento giuridico e scientifico, dato che questa condizione non viene richiesta invece nella tecnica della sedazione profonda. Ad accrescere l’illogicità vi è anche il fatto che depositando un testamento biologico è già possibile chiedere l’interruzione delle terapie in corso e dei sostegni vitali”. Lo ha dichiarato Mario Riccio, responsabile Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Casalmaggiore (Cremona) e consigliere dell’Associazione Luca Coscioni che staccò la spina a Piergiorgio Welby e seguì la parte medica nel primo suicidio assistito in Italia ottenuto da Federico Carboni. “La sentenza Cappato/Dj Fabo sicuramente risponde ad un caso specifico, quello appunto di Fabiano Antoniani su cui la Corte era chiamata ad esprimersi, ma oggi limita inutilmente la richiesta stessa del suicidio assistito. Condizione peraltro non prevista in nessuna legge nei Paesi che hanno normato la morte medicalmente assistita” ha proseguito il medico, sottolineando che “quindi anche in questo caso vien da chiedere: perché se indipendenti da sostegni è possibile morire lentamente, dopo diversi giorni sospendendo alimentazione artificiale e disidratazione, come è stato costretto Fabio Ridolfi, e non in pochi minuti, se in possesso delle altre condizioni, come consapevolezza, sofferenza e irreversibilità della patologia?”.