Papa: in Canada ho preso “schiaffi”, ma bisognava mettere la faccia

A causa dei "dolori" e "peccati" della Chiesa con gli indigeni

AGO 3, 2022 -

Il pontefice Città del Vaticano, 3 ago. (askanews) – Papa Francesco in Canada ha preso “schiaffi” ascoltando i racconti dei sopravvissuti alle scuole residenziali per indigeni gestite dalla Chiesa cattolica: lo ha detto egli stesso ripercorrendo il recente viaggio nel corso dell’udienza generale e sottolineando che l’incontro con le popolazioni autoctone è stato per lui “molto doloroso” ma “si doveva mettere la faccia” per gli “errori” e i “peccati” compiuti in passato dalla Chiesa. “Vi assicuro che in questi incontri, soprattutto l’ultimo, ho dovuto sentire come schiaffi dal dolore di quella gente, come gli anziani hanno perso i figli non sapevano dove sono finiti per questa politica di assimilazione”, ha detto Francesco rivolto ai fedeli che hanno partecipato alla prima udienza generale dopo la pausa estiva di luglio, in aula Paolo VI: “E’ stato un momento molto doloroso ma si doveva mettere la faccia: dobbiamo dare la faccia davanti ai nostri errori e ai nostri peccati”. In Canada “sono andato a chiedere perdono in nome della Chiesa” ha quindi detto Papa Francesco. Nel primo appuntamento settimanale dopo la pausa estiva del mese scorso, Francesco, in Canada dal 24 al 29 luglio, ha ripercorso le tappe e il significato del suo viaggio. “Si è trattato – ha detto ai fedeli raccolti in aula Paolo VI – di un viaggio diverso dagli altri. Infatti, la motivazione principale era quella di incontrare le popolazioni originarie per esprimere ad esse la mia vicinanza, la vicinanza della chiesa, e il mio dolore e chiedere perdono, chiedere perdono per il male loro arrecato da quei cristiani, tra cui molti cattolici, che in passato hanno collaborato alle politiche di assimilazione forzata e di affrancamento dei governi dell’epoca. In questo senso, in Canada è stato intrapreso un percorso per scrivere una nuova pagina del cammino che da tempo la Chiesa sta compiendo insieme ai popoli indigeni. E infatti il motto del viaggio ‘Camminare insieme’ spiega un po’ questo: un cammino di riconciliazione e di guarigione, che presuppone la conoscenza storica, l’ascolto dei sopravvissuti, la presa di coscienza e soprattutto la conversione, il cambiamento di mentalità. Da questo approfondimento risulta che, per un verso, alcuni uomini e donne di Chiesa sono stati tra i più decisi e coraggiosi sostenitori della dignità delle popolazioni autoctone, prendendo le loro difese e contribuendo alla conoscenza delle loro lingue e culture; ma, per altro verso, non sono purtroppo mancati cristiani – preti religiosi religiose laici – che hanno partecipato a programmi che oggi capiamo che sono inaccettabili e anche contrari al Vangelo. E per questo io sono andato a chiedere perdono in nome della Chiesa”, ha rimarcato Francesco suscitando gli applausi dei fedeli presenti nell’aula delle udienze. “E’ stato dunque un pellegrinaggio penitenziale”. Ska/Int13