Gimbe: corrono i contagi e crescono i ricoveri per Covid-19

Cartabellotta: un azzardo rimandare la quarta dose all'autunno

LUG 7, 2022 -

La pandemia Roma, 7 lug. (askanews) – Nella settimana 29 giugno-5 luglio il monitoraggio della fondazione Gimbe sulla pandemia Covid-19 registra, “un ulteriore aumento dei nuovi casi (595.349) in tutte le regioni e in tutte le province”. Sono “ancora in crescita gli indicatori ospedalieri e i decessi (464)”. Risultano, invece, “ferme le percentuali di chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino (88,1% della platea) e di chi ha completato il ciclo vaccinale (86,6% della platea). Sono 6,84 milioni i non vaccinati, di cui 2,75 milioni di guariti protetti solo temporaneamente. 7,89 milioni di persone non hanno ancora ricevuto la terza dose, di cui 2,43 milioni di guariti che non possono riceverla nell’immediato”. “Nette differenze regionali per la copertura con quarte dosi degli immunocompromessi (dal 10,7% della Calabria al 100% del Piemonte) e degli altri fragili (dal 6,6% della Calabria al 41,3% del Piemonte). Rischioso rimandare la quarta dose all’autunno con i ‘vaccini aggiornati’ di cui ad oggi non si conoscono gli effetti sulla malattia grave”. “L’aumento dei nuovi casi settimanali (+55% rispetto alla settimana precedente) – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – per la terza settimana consecutiva supera il 50%, con un tempo di raddoppio dei casi di circa 10 giorni. Nella settimana 29 giugno-5 luglio i nuovi casi si attestano oltre quota 595 mila, con una media mobile a 7 giorni che supera gli 85 mila casi al giorno”. Nella settimana 29 giugno-5 luglio tutte le Regioni registrano un incremento percentuale dei nuovi casi: dal 24,7% della Sardegna al 95,9% della Lombardia . “Sul fronte degli ospedali – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – continuano ad aumentare i ricoveri sia in area medica (+32,6%) che in terapia intensiva (+36,3%)”. In particolare, in area critica dal minimo di 183 del 12 giugno i posti letto occupati sono saliti a 323 il 5 luglio; in area medica, invece, dal minimo di 4.076 dell’11 giugno, sfiorano il raddoppio salendo a quota 8.003 il 5 luglio. Al 5 luglio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 12,5% in area medica (dal 6,6% del Piemonte al 32,2% dell’Umbria) e del 3,5% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta all’8,1% dell’Umbria). “Segnano un netto aumento anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 40 ingressi/die rispetto ai 29 della settimana precedente”. “Anche se siamo ancora molto lontani – spiega Cartabellotta – da situazioni di grave sovraccarico ospedaliero, esistono reali motivi di preoccupazione. Innanzitutto, l’occupazione dei posti letto è destinata ad aumentare nelle prossime settimane, in un periodo in cui tra ferie estive e assenze per isolamento il personale sanitario è numericamente ridotto, con conseguente peggioramento della qualità dell’assistenza e aumento dello stress su chi è in servizio. In secondo luogo, la maggior parte dei ricoveri in area medica riguarda pazienti anziani con patologie multiple, nelle quali il COVID peggiora un equilibrio di salute già instabile. Infine, il progressivo sovraccarico ospedaliero porta a rimandare prestazioni chirurgiche e visite specialistiche non urgenti, alimentando quelle liste di attesa che le Regioni – nonostante quasi un miliardo di euro stanziato dal Governo – non sono ancora riuscite a recuperare con buona pace dei pazienti bloccati in un limbo di cui si fatica a intravedere la fine”. “Il netto aumento della circolazione virale aumenta la probabilità di contagio e lo sviluppo di malattia grave in chi ha fatto la terza dose da oltre 120 giorni: per questo appare un vero azzardo la scelta di rimandare la quarta dose all’autunno con i ‘vaccini aggiornati’, di cui ad oggi non si conoscono né le tempistiche di reale disponibilità né gli effetti sulla malattia grave” dice Cartabellotta, aggiungendo che “in tal senso è inaccettabile che, mentre la somministrazione delle quarte dosi per i pazienti vulnerabili rimane sostanzialmente al palo, peraltro con rilevanti diseguaglianze regionali, il dibattito si sposti sull’opportunità di allargare la platea a tutti gli over 70, senza prima potenziare le capacità di chiamata attiva da parte delle Regioni ‘a fondo classifica’”. Red/Nav/Int13