Ucciso a Mogadiscio il somalo assolto (dopo anni di carcere) per l’omicidio di Ilaria Alpi

I legale: sono stati i terroristi islamici. Fnsi: pm Roma indaghi

LUG 6, 2022 -

Il caso Roma, 6 lug. (askanews) – Hanno posizionato un ordigno sotto la sua automobile e poi l’hanno fatto saltare in aria. E’ morto così a Mogadiscio, in Somalia, Hashi Omar Hassan. Era stato condannato per l’omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin e dopo quasi 17 anni di carcere era tornato libero. La sua storia, risolta dal processo di revisione, era diventata da quella tragica di un innocente dietro le sbarre a volenteroso imprenditore, con la testa in Europa ed il cuore a Mogadiscio. Lontani i giorni della detenzione in cella ed anche quelli della attività nell’associazione di volontariato. La figlia in Svezia, gli amici a Parigi e Londra. Il sogno di una attività di import-export per la patria lontana da ricostruire, dove manca tutto. E dove però imperversa il terrorismo, quello più terribile e stragista, del male che gioca con le vite. Hashi è stato ammazzato da un ied (ordigno esplosivo improvvisato) nel quartiere di Dharkaynley, nella zona meridionale della capitale somala. Lì era conosciuto. L’azione non è stata rivendicata – si spiega da laggiù – ma il modus operandi è quello dei militanti al Shabab. Ilaria Alpi, inviata del Tg3, e Miran Hrovatin, telecineoperatore, furono uccisi il 20 marzo 1994 a Mogadiscio mentre lavoravano a un’inchiesta su traffici di rifiuti e armi in Somalia e seguire la guerra tra fazioni che insanguinava il Paese africano. Secondo il difensore di Hashi quanto avvenuto nelle ultime ore non ha alcun legame con il passato. ‘Sono stati i terroristi islamici, nessun dubbio – ha detto l’avvocato Antonio Moriconi – Lo hanno ammazzato a scopo di estorsione. Sono persone in cerca di soldi per fare gli attentati e se non sei d’accordo ti uccidono. Ed il denaro lui ce l’aveva per il carcere patito in Italia’. Il penalista per 20 anni insieme con il collega Douglas Duale ha difeso Hashi Omar Hassan. ‘Il processo di revisione ha provato la sua completa estraneità’ all’omicidio Alpi-Hrovatin, sottolinea. Il legale ha poi spiegato: ‘Abbiamo ricevuto la notizia della morte di Hashi da alcune nostre fonti locali. Il clan a cui apparteneva Hashi ha legami con il nuovo governo. Lui, da quando era tornato in libertà, dopo il processo di revisione che lo ha scagionato, voleva fare qualcosa per il suo Paese. E’ una nazione martoriata, senza strade e case. Lui sognava di inserirsi nel settore dell’import-export. Faceva a volte tappa in Italia, ma andava anche in Svezia dalla figlia e poi da amici in altre città d’Europa’. Lo stato italiano ha dato ad Hashi oltre tre milioni di euro. ‘E’ una cifra alta e dovuta a tutto il carcere che è stato fatto patire ad un innocente – ha continuato Moriconi – Quei soldi però lo hanno ammazzato. Perché i terroristi lo hanno saputo ed evidentemente, dopo che lui non ha ceduto a qualche estorsione, lo hanno fatto saltare in aria. La tecnica del suo attentato dice tutto’. Avvocato è sicuro che non c’è alcuna relazione con il caso Alpi?, chiediamo. ‘Per 20 anni ho ripetuto che lui non c’entrava niente con quella storia in tutte le aule di tribunale d’Italia e non solo. Era una persona tirata in mezzo ad una storia molto più grande. Altre volte era andato a Mogadiscio, non c’è alcun collegamento con il caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Solo il fatto che lui è rimasto in carcere tanto tempo a causa di una giustizia, quella del nostro Paese, che lo riteneva responsabile, quando invece non lo era’. Quando lo ha visto l’ultima volta? ‘Due mesi fa eravamo a mangiare insieme. L’Italia non era casa sua – spiega ancora l’avvocato Moriconi – lui sognava e parlava sempre di Mogadiscio, di quello che avrebbe voluto fare, dell’artigianato, delle imprese. Lui, la sua famiglia, il clan al quale apparteneva, voleva che la Somalia tornasse stabile’. Hashi Omar Hassan ‘in Italia venne assolto in primo grado, poi condannato in appello all’ergastolo ed arrestato in aula. Alla fine la condanna da scontare era di 24 anni. Noi, come difensori, non ci siamo mai arresi, cercando di trovare ascolto. Grazie alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ che trovò un testimone fu possibile smontare il castello delle accuse. Adesso lui è stato ucciso. Le modalità dell’esecuzione non lasciano dubbi. Il dato sicuro è che lui con Ilaria e Miran non c’entrava nulla. Lui non sapeva nulla’. La Federazione nazionale della stampa italiana, l’Ordine dei Giornalisti e l’Usigrai, con l’avvocato Giulio Vasaturo, depositeranno nelle prossime ore una richiesta alla Procura di Roma, all’Ambasciata italiana a Mogadiscio ed a quella della Somalia in Italia, ‘per sollecitare indagini mirate sulle dinamiche dell’attentato in cui ha perso la vita Hashi Omar Hassan, anche al fine di verificare l’esistenza di un eventuale collegamento fra questo efferato delitto e l’inchiesta, tuttora in corso, sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, avvenuto il 20 marzo 1994’. ‘Siamo molto turbati dalla tragica uccisione di Hashi – ha osservato l’avvocato Vasaturo – Non possiamo non riscontrare la sconcertante ricorrenza di morti misteriose che lega tanti protagonisti dell’inchiesta giudiziaria sul caso Alpi-Hrovatin. Poco dopo aver testimoniato in Italia, fu rinvenuto in un albergo di Mogadiscio il cadavere di Ali Abdi, l’autista di Ilaria, deceduto in circostanze mai chiarite’. E poi – ha continuato il penalista – ‘Starlin Arush, attivista somala, amica dell’inviata del Tg3, è stata invece uccisa da un commando di sicari, nei pressi di Nairobi, nel 2003. Faremo del tutto affinché le autorità italiane e somale collaborino fattivamente per far luce sullo scenario che si cela dietro l’uccisione di Hashi Omar Hassan e per fare chiarezza su questa serie di inquietanti delitti che si protrae, ininterrotta, da circa trent’anni’. Walter Verini, deputato Pd e membro delle commissioni Giustizia e Antimafia, ha spiegato su Hashi Omar Hassan: ‘Questo ragazzo è stato quasi 17 anni ingiustamente in carcere, perché a causa di depistaggi venne condannato per l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio. Alpi e Hrovatin vennero uccisi perché avevano scoperto dei traffici di rifiuti illeciti e armi, all’ombra della cooperazione internazionale. Ci furono depistaggi, al quale non furono estranei pezzi dello Stato, e ci fu una falsa accusa’. E poi ‘Hassan si fece 16 anni e mezzo di carcere ingiustamente. Fino a quando la corte d’appello di Perugia, in seguito alle inchieste della giornalista Chiara Cazzaniga di ‘Chi l’ha visto?’ che scoprì il responsabile del depistaggio, riaprì il processo e assolse Hassan. Oggi purtroppo Hassan è stato ucciso in Somalia con una bomba. Esprimiamo qui il nostro dolore, e le nostre condoglianze ai familiari. E chiediamo al ministero degli Esteri, al governo e alla magistratura di attivarsi subito per cercare di capire cosa sia successo’. Verini ha poi fatto un appello: ‘Lo Stato è in debito nei confronti di questo ragazzo, sia per la sua ingiusta detenzione ma anche per il contributo che ha dato alla verità. Chiediamo, inoltre, alla Procura di Roma di non archiviare fino a che non sia fatta piena luce sulla morte di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, sui depistaggi, su quello che c’era dietro. Questo caso resta una ferita aperta per il Paese’. Ed ufficialmente stanno aspettando ancora risposte gli inquirenti della Procura di Roma. Nel 2019 era stata presentata richiesta di archiviazione, ma le parti offese si erano opposte. ‘Vogliamo verità’ avevano spiegato allora i familiari della inviata del Tg3 e del cameraman, la Federazione Nazionale della Stampa, l’Usigrai e l’Ordine dei giornalisti. Il giudice delle indagini preliminari raccolse quel segnale e respinse la richiesta della Procura capitolina disponendo in 12 punti, una nuova attività istruttoria, densa di uffici da sentire, carte da leggere, persone da ascoltare. Tra queste i vertici dei nostri servizi segreti. Elemento che destò la curiosità dei media fu la trascrizione di una intercettazione tra due cittadini somali in cui i due parlando di quanto avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo 1994 affermano che Ilaria ‘è stata uccisa dagli italiani’. All’attenzione dei pubblici ministeri sono finiti anche gli atti relativi al fascicolo processuale sulla morte del giornalista Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia nel 1988. E’ possibile un punto di contatto tra le due vicende? C’è un legame dovuto al traffico d’armi? E’ una storia con troppi interrogativi – spiega una fonte per tanto tempo vicina al fascicolo – e dove la verità sembra sempre dietro l’angolo. Nav/Int14