Droga, il boss: non pagava, l’ho sequestrato e frantumato tutto

L'ordinanza del gip di Roma eseguita oggi dai carabinieri

MAG 17, 2022 -

Droga Roma, 17 mag. (askanews) – “Basta Daniè… Mi gira la testa. Basta Daniè, mi stai ammazzando”. Maurizio C. 49 anni alias Fagiolo, chiede pietà, ma chi ha di fronte vuole indietro i soldi dell’hashish che non avrebbe pagato. Sono scene di vera tortura e quasi follia quelle che sono andate in scena l’11 dicembre 2018, tra le 12,30 e le quattro ore successive, nell’appartamento di Daniele Carlomusti a poche centinaia di metri dal centro commerciale Roma Est. “Ho sequestrato il Fagiolo cinque ore, a mazzate di baseball l’ho preso… L’ho frantumato tutto, testa, orecchie, naso, gambe, braccia, mani, piedi. Qua! Legato dentro ai sacchi. Abbiamo videochiamato la moglie mentre lo prendevamo a mazzate”, spiega ancora Carlomusti, che del gruppo di pusher e trafficanti di hashish è ritenuto il capo ed è detto ‘bestione’ o ‘gigante’. Parla ad un suo compare e spiega, ammette in sostanza. E’ uno dei passaggi dell’ordinanza eseguita oggi dai carabinieri, su disposizione della Procura di Roma. Con il provvedimento del gip Tamara De Amicis 6 persone stamane sono finite in carcere per un vasto traffico di droga nella zona della Rustica. Per altri otto sono stati applicati gli arresti domiciliari. In base a quanto ricostruito dai carabinieri e dai magistrati il piccolo pusher Maurizio C. doveva esser terrorizzato anche da Fabrizio Piscitelli, il capo ultras della Lazio che trafficava con gli stupefacenti. Quelle sopraffazioni sono un modo per vincere ogni resistenza. Tutta la storia posta in rilievo dagli investigatori dell’Arma comincia con la gambizzazione di un ‘cliente’, avvenuta il 17 novembre del 2017. Secondo chi indaga quel fatto è stato originato per contrasti tra Daniele Carlomosti e il fratello Simone. Quest’ultimo poi ha dovuto subire l’incendio della moto. Ed il padre anche ha avuto la macchina incendiata. La gambizzazione era il metodo. Anche in un altro caso è stato accertato che il gruppo agli ordini del capo ha eseguito e colpito. Il punto di ritrovo era il bar ‘Uno su mille’. Qui si incontravano e facevano accordi. Gli investigatori intercettando e filmando chi entrava ed usciva hanno capito il ruolo di Daniele Carlomusti. Poi registrando davanti a casa dell’uomo hanno ricostruito dinamiche e violenze, affari e traffici. Nella rete anche Armando De Propris, il padre di uno degli imputati per l’omicidio del personal trainer Luca Sacchi risalente all’ottobre del 2019. Secondo il giudice De Propris ha una “personalità gravemente allarmante”. E ricordando le tre condanne per rapina, le due per armi ed una per stupefacenti si sottolinea che sempre De Propris “commercializza ingenti quantitativi di narcotico, che è in grado di smerciare in un proprio circuito criminale”. Nell’ordinanza si sottolinea poi che De Propris è ritenuto uno dei più “stretti sodali” di Daniele Carlomusti. Dopo il pesteggio di un soggetto che deve pagare 10 chili di hashish, Daniele Carlomusti sale a casa e di fronte a moglie e suocera, con i guardiaspalle accanto, riferisce quanto avvenuto. “Entro domani il doppio di quello che mi hai levato… Entro domani”, è la regola. Rispetto al credito vantato – spiega Daniele Carlomusti – “Roberto oggi deve morì, perché a me dieci chili di fumo non me li leva neanche Totò Riina e tanto meno un pezzo di merda come lui, oggi Roberto deve morire crivellato… A costo di andare a farmi trent’anni, io mi metto fuori alla via, come esce gli sparo in faccia”. Ad una parente poi spiega: “Zia… Siamo quattro in tutta Roma, ci siamo uniti quattro gruppi”.