Giallo Ponza, i 30 anni compiuti di Gimmy e l’affetto sui social

Auguri da Giulio Golia e il ricordo commosso della sorella Alice

GEN 12, 2022 -

Giallo Ponza Roma, 12 gen. (askanews) – Gianmarco Pozzi, per gli amici Gimmy “Strong”, l’11 gennaio 2022 avrebbe compiuto 30 anni e sui social in molti hanno ricordato il pugile romano trovato morto il 9 agosto 2020 sull’isola di Ponza in circostanze non chiare. Sui social in molti gli hanno fatto gli auguri, a partire dal giornalista delle Iene Giulio Golia che si occupa del caso, che ha inviato “un forte abbraccio a tutta la sua famiglia: mamma Paola, papà Paolo, Martina e Alice”, chiedendo. #giustiziapergimmy. Ma le parole più toccanti, a tratti strazianti, sono quelle del messaggio scritto dalla sorella più piccola, Alice. “Oggi (ieri 11 gennaio) sarebbero stati 30 (…) Non è una notte facile… nostalgia e troppi ricordi. Mi hai riempito la vita, hai riempito ogni angolo di casa con la tua presenza, hai riempito la vita di tutti quelli che ti conoscevano, è raro trovare un’anima pura come la tua. Una persona buona, come te, una persona tanto forte fisicamente ma che poi era la più fragile di tutte, uno che è sempre stato dalla parte dei più deboli e che combatteva contro le ingiustizie, in amicizia e verso le persone che amavi”, ha scritto la sorellina su Facebook. “Ti saresti fatto in 4 anche per chi non conoscevi. Mi mancano i tuoi occhi buoni, l’odore del tuo profumo per casa, sistemare il disordine che spargevi ovunque prima che mamma rientrasse a casa, abbottonarti il colletto della camicia prima di andare a lavorare. Scusa se non sono stata la sorella che tanto desideravi, sempre acida, sempre incazzata. Ma so che c’era un filo magico che ci univa, avrei potuto chiamarti a qualsiasi ora del giorno o della notte e tu saresti corso da me. Mi hai sempre protetta, eri il mio porto sicuro”, si legge nel lungo messaggio. La ragazza racconta poi di scrivergli ancora su whatsapp, perché – rivela – le dà la sensazione di “averti sempre vicino, che quei messaggi ti arrivino lassù, dove sei ora”. “Da quel 9 agosto – prosegue – mi tormenta l’idea di quanto tu abbia potuto soffrire in quei momenti, chissà a cosa pensavi, chissà se mi hai pensata, se speravi che venissi a portarti via da quello che stava accadendo. Il pensiero di non aver potuto fare nulla, di essere stata impotente, mi lacera dentro. Ma è questo che ci spinge ad avere sete di giustizia e di una verità che tarda ad arrivare per colpa di chi è complice, per chi ha cercato di uscirne con le mani pulite, pensando così di avere pulita anche la coscienza, ma quella, ahimè, non si pulisce così facilmente”. Perché, conclude, “i delitti possono rimanere impuniti ma non possono lasciare tranquillo chi li ha commessi (…)”.