Lactalis prima industria agroalimentare: 2,3 mld fatturato 2020 (+6%)

30 stabilimenti in 10 regioni

NOV 29, 2021 -

Agroalimentare Milano, 29 nov. (askanews) – In un contesto economico di crescita “reattiva e solida” dopo la battuta d’arresto imposta dalla pandemia, l’agroalimentare italiano è ripartito con sprint. Al suo interno il gruppo Lactalis, con le sue aziende Galbani, Parmalat e Nuova Castelli, ha visto crescere il fatturato 2020 del 5,97% rispetto al 2019 per un totale di 2,326 miliardi di euro, pari all’11% di tutto il fatturato del comparto. Quello registrato nel 2020 è balzo che si iscrive in una crescita sull’ultimo quinquennio che è pari all’11%. Il dato emerge dal più ampio studio condotto da The European House – Ambrosetti secondo cui sulla multinazionale francese è il primo gruppo industriale attivo sia per numero di siti produttivi, 30 stabilimenti, sia per capillarità sul territorio con una presenza in 10 regioni. I 2,3 miliardi di fatturato generati nel 2020 sono imputabili per il 51% a Galbani, per il 43% al marchio Parmalat e per il 6% a Nuova Castelli. Oggi Lactalis Italia coinvolge nella sua filiera 6.370 aziende come fornitori di beni e servizi, di cui il 55% pmi, localizzate su tutto il territorio nazionale, per un valore complessivo degli acquisti pari a 1,6 miliardi di euro nel 2020. Con 641 milioni di euro di acquisti provenienti da 16 Regioni, Lactalis Italia è, secondo lo studio, anche il primo acquirente della filiera del latte italiana con 1,4 miliardi di litri l’anno, pari a circa il 12% del valore complessivo della produzione nazionale ed è il primo produttore italiano di formaggi e formaggi Dop con 265mila tonnellate l’anno e di latte alimentare con oltre 700mila tonnellate vendute. Con una presenza capillare in tutta Italia, Lactalis nell’ultimo quinquennio ha investito oltre 280 milioni di euro, un quarto dei quali in sostenibilità e innovazione, e dà lavoro a 4.950 dipendenti, numero che sale a 19.030 se si considera l’impatto occupazionale indiretto e indotto. “L’elemento interessante che emerge dallo studio è la nostra capacità di essere capillari – ha detto Giovanni Pomella, general manager di Lactalis Italia – è un elemento interessante per un gruppo percepito come multinazionale quindi quanto più distante dai territori. La dimensione ha una rilevanza importante nella capacità del gruppo di dare un contributo allo sviluppo del comparto. Lo svantaggio più evidente è quello di essere sotto gli occhi di tutti ma è vero anche che la dimensione ci dà la possibilità di aiutare la competitività e lo sviluppo tutto il settore”. Sul fronte ambientale, gli investimenti in ricerca e sviluppo pari 6,1 milioni nel 2020, hanno permesso di sviluppare packaging sostenibili che hanno comportato 7.000 tonnellate di plastica in meno in 10 anni; la transizione energetica ha portato a ridurre del 16% l’energia elettrica acquistata e ad aumentare del +41,7% la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nonché la completa autosufficienza energetica negli stabilimenti simbolo di Corteolona (Galbani) e Collecchio (Parmalat). Lo sviluppo di un sistema intermodale, poi ha permesso di ridurre di 12.800 tonnellate di CO2 l’impatto dei trasporti mentre l’adozione del sistema ClassyFarm garantisce che il 100% dei conferenti di latte rispettino gli animali e il loro benessere.