Mercoledì 24 novembre 2021 - 12:31
Per 53% pazienti telemedicina molto importante ma solo 3% medici la usa
Studio BCG presentato al domusforum

“Il paziente del futuro sarà curato sempre più vicino alla propria abitazione, lasciando negli ospedali i casi più complessi, ed integrando nuove modalità interazione, con i fornitori di servizi sanitari, sia di persona che digitali” ha dichiarato Positano sul palco di Domus spiegando come saranno i sensori biometrici a dare il via al percorso di cura del paziente rivelandone i potenziali problemi di salute. In un futuro immediato – si parla di 3-5 anni – infatti, si prevede che il triage diventerà digitale indirizzando la persona allo specialista più adeguato che prescriverà le terapie tradizionali (come quella farmacologica) alle quali si affiancheranno una serie di strumenti digitali utilizzati per monitorare svolgimento delle cure e relativi progressi.
Di fronte a queste aspettative però, come indicano i numeri, la strada è ancora piuttosto in salita nel nostro Paese. Tra le principali criticità, in grado di rallentare lo sviluppo e/o renderlo rischioso per gli investitori, emerge la complessità normativa, poco chiara e troppo restrittiva, l’inadeguatezza delle infrastrutture digitali nazionali e la collegata difficoltà di far dialogare i dati con i processi clinici e una grande frammentazione del processo.
“La pandemia ha riportato alle origini della nostra specie, quando la salvezza individuale e della comunità era più importante e veniva prima della libertà e di qualunque acquisizione storica – ha commentato il direttore editoriale di Domus, Walter Mariotti, che ha condotto il domusforum – Questo dato non poteva passare inosservato e infatti ha scatenato reazioni fortissime di una parte del mondo intellettuale ed economico. Per questo come ci cureremo è una delle domande cruciali del futuro della vita associata e profondamente legata a una visione urbanistica della società”.