Covid, Daniele Novara: tre motivi per dire no al vaccino 5-11enni

Per il pedagogista una scelta inutile, sì solo a soggetti fragili

NOV 23, 2021 -

Vaccini Roma, 23 nov. (askanews) – Il noto pedagogista Daniele Novara, si schiera contro l’imminente somministrazione a tappeto del vaccino anti-Covid ai bambini nella fascia 5-11 anni. Per ben tre motivi, come ha spiegato in una lettera inviata alla stampa, nella quale lancia anche un appello alle Istituzioni pubbliche. “Vaccinare i bambini è una decisione ormai scontata? Sarà utile?”, si chiede Novara, fondatore del Cpp, centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti e di un progetto di Scuola Genitori in diverse città italiane, mentre la Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia del farmaco statunitense, ha già dato la sua approvazione, a cui seguirà a breve, il prossimo 29 novembre, quella dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco. “La decisione appare scontata, una pura e semplice formalità” – commenta il pedagogista – sottolineando che una scelta simile non è né utile, né necessaria, per “sostanzialmente tre ragioni”. “La prima è legata al fatto che il vaccino che abbiamo assunto non pretende di eliminare la circolazione del virus, ma di ridurre i danni sanitari più significativi – e l’eventuale morte – e, aspetto ancor più importante, che tale risultato, per i piccoli, è già in atto naturalmente. I bambini, sotto i 12 anni, non si ammalano in modo grave di Covid né muoiono direttamente a causa del virus. La natura li ha dotati di quella protezione che gli adulti sono costretti a trovare nella vaccinazione”, spiega Novara, autore di bestseller come “Urlare non serve a nulla” (2014), “Non è colpa dei bambini” (2017) o “Cambiare la scuola si può” (2018). “La seconda ragione attiene alla nota argomentazione per cui i bambini vadano vaccinati per proteggere le persone, specialmente gli anziani, ossia i nonni, che li frequentano, creando una barriera igienico-immunitaria a prescindere dalla reale necessità di protezione vaccinale dei bambini stessi. Tale ragionamento appare fuorviante per due motivi: il primo è in ordine ai Diritti dei bambini poiché non si può utilizzarli per proteggere altri soggetti. È un’operazione illegittima che va contro quanto stabilito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia che nel 1989 mise nero su bianco – a livello internazionale – i diritti inalienabili dei più piccoli”. Oltre a ciò, prosegue il pedagogista e docente universitario, “c’è anche un motivo più contingente: se in Italia quasi il 90% della popolazione è ormai vaccinata, da quale contagio infantile dovrebbe proteggersi? In altre parole, possono i bambini contagiare adulti già vaccinati mettendo in pericolo la loro vita? I dati e le conoscenze in possesso, ovviamente, respingono questa ipotesi. Sta nella natura stessa della vaccinazione impedire, come ho detto e come sappiamo, i decessi da Covid. Chi minaccerebbero i bambini non vaccinati? Resta un mistero”. Novara insiste infine sul fatto che “nessuna ricerca in corso può escludere del tutto eventuali complicazioni nell’uso dei vaccini sulla popolazione adulta e tantomeno sui bambini”. L’esperto mette in guardia da “un margine di rischio”, che rimane presente: “È corretto eticamente sacrificare i bambini facendoli correre questo rischio benché minimo? Si tratta di un prezzo davvero necessario? Dalle ragioni offerte precedentemente direi proprio di no”, ribadisce. Ovviamente resta una scelta legittima e opportuna “quella di vaccinare, su segnalazione pediatrica, i bambini più a rischio, quelli a cui il vaccino risulta effettivamente utile”, aggiunge. Per Novara, che durante il lockdown del 2020 aveva duramente criticato le misure governative che permettevano di passeggiare con il cane ma non con i bambini, “ancora una volta, verrà chiesta ai genitori una decisione che pesa quasi unicamente sulle loro spalle e sulla loro responsabilità. Quegli stessi papà e mamme che durante la pandemia sono stati i soggetti sociali più trascurati e più lasciati da soli a reggere il peso che si è andato a creare sui loro figli, sia durante i vari lockdown con bambini e ragazzi chiusi in casa, sia con le restrizioni scolastiche più accentuate di tutta Europa, senza alcuna attenuazione nel periodo post-vaccinazione”, L’accademico e scrittore piacentino invita così le Istituzioni pubbliche “a una riflessione più approfondita e più organica, che tenga in dovuto conto la complessità del diritto alla salute senza gravarne l’esistenza con decisioni che, allo stato attuale, appaiono del tutto inutili”