False coop per frodare il fisco: sequestri per oltre 3mln

Si tratta di imprese di Perugia operanti nella logistica

NOV 22, 2021 -

Fisco Roma, 22 nov. (askanews) – Un sequestro preventivo per oltre 3 milioni è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Perugia nei confronti di imprenditori e società operanti nel settore della logistica e trasporto di merci su strada. Gli imprenditori sono indagati, a vario titolo, per emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture e documenti per operazioni inesistenti, indebita compensazione. Le indagini9 erano partite dopo una verifica fiscale dell’Agenzia delle Entrate di Perugia, nei confronti di un consorzio, avente sede nel capoluogo umbro, conclusa con la constatazione di una serie di violazioni di natura amministrativa e con la segnalazione di fattispecie di rilevanza penale. Le successive indagini hanno consentito di disvelare l’esistenza di un sistema fraudolento in cui operatori commerciali, aventi sede nel capoluogo umbro ed in altri comuni limitrofi ed operanti in franchising con corrieri di rilevanza nazionale, appaltavano i servizi di logistica e trasporto di merci ad un consorzio, privo di maestranze, che, a sua volta, subappaltava l’esecuzione a società aventi tutte le medesime caratteristiche. Nel dettaglio, le stesse erano tutte costituite con le forme giuridiche della società a responsabilità limitata semplificata o di cooperative, con vita media assai breve (due o tre anni, al massimo), con bassissimo livello di capitalizzazione e prive di una benché minima struttura aziendale, rappresentate formalmente da soggetti nullatenenti, completamente sconosciuti al Fisco ed estranei alle dinamiche di gestione, ma con numerosi lavoratori dipendenti (autisti, facchini, magazzinieri). In sostanza, si trattava di vere e proprie società cartiere “apri e chiudi”, utilizzate come “serbatoi” di manodopera e costituite al solo fine di contabilizzare acquisti inesistenti per decine di milioni di euro e maturare fittizi crediti IVA, utilizzati, poi, in compensazione, per il pagamento degli oneri contributivi dei dipendenti. I contratti di appalto e subappalto stipulati dissimulavano, in realtà, vere e proprie somministrazioni di manodopera (illegali) o rapporti di lavoro dipendente tra i lavoratori e i committenti umbri, destinatari finali delle prestazioni di servizio ed effettivi beneficiari del sistema, potendo avvalersi di manodopera a basso costo e, soprattutto, di una straordinaria flessibilità del lavoro. In aggiunta, l’utilizzo di contratti di appalto “non genuini” ha consentito la detrazione dell’IVA, sull’intero importo fatturato, altrimenti (in caso di somministrazione o di rapporto di lavoro subordinato) non spettante.