Tumori, allarme oncologi: in 10 regioni reti di cura non operanti

Confronto al Cracking Cancer Forum: Italia a due velocità

NOV 19, 2021 -

Tumori Roma, 19 nov. (askanews) – In Italia ancora non tutte le regioni hanno reti oncologiche realmente operanti, cosa che crea cittadini di Serie A e di Serie B nella cura dei tumori. L’allarme è emerso nell’ambito del Cracking Cancer Forum, organizzato a Padova da Koncept. “Purtroppo – ha sottolineato Gianni Amunni, direttore generale di Ispro, l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica – c’è una realizzazione non compiuta delle reti oncologiche su tutto il territorio nazionale: non tutte le regioni ce l’hanno, altre dicono di averla ma non in maniera fattiva. Senza tener conto del fatto che c’è una governance non sempre efficiente ed efficace”. Oggi, in Italia, ha precisato, ci sono “cinque reti pienamente operative: Piemonte, Veneto, Liguria, Toscana e Umbria. Tre in grande crescita, ovvero Campania, Puglia e Sicilia, due casi particolari come quelli di Lombardia ed Emilia-Romagna mentre per le restanti regioni, la metà del totale, le reti sono totalmente assenti, nonostante siano un obbligo”. Un caso particolarmente problematico è quello della Regione Sardegna, presentato al Forum da Daniele Farci, coordinatore regionale di Aiom, l’Associazione oncologi medici. “In Sardegna – ha spiegato – la rete oncologica esiste sulla carta ma nella pratica non esiste, così come non esiste il registro oncologico regionale. Dopo l’istituzione della rete, in seguito al cambio del vertice politico nel 2019, il lavoro si è fermato fino alla primavera scorsa quando è stato istituito un nuovo tavolo di lavoro per la rete oncologica. Ma è ripartito solo sulla carta. Si è arrivati, dietro pressioni politiche, a un progressivo ampliamento del tavolo fino all’attuale numero spropositato di 27 componenti. Così le riunioni sono poche e non produttive. Lo scotto di questo lo paghiamo nell’attività quotidiana, lo paghiamo perché le strutture non sono collegate e in particolare nel lockdown ci sono stati grossi problemi per i pazienti. Le note che arrivano dalla Sardegna sono note dolenti”. In Piemonte la rete è presente da tempo, ma anche alla luce della pandemia sono state introdotte delle innovazioni, a partire da una governance che vede al vertice tre persone. “È stato raggiunto – ha detto Massimo Aglietta, coordinatore della rete oncologica piemontese – un forte spirito di gruppo con progetti e protocolli comuni, quello che veniva a mancare era una forte spinta verso il territorio, i Pdta erano simili ma non comuni. Quello che ci proponiamo è un Pdta unico regionale, dallo screening fino al follow-up. Abbiamo un sistema che funziona abbastanza bene ma che può migliorare molto”. Anche per Pierfranco Conte, coordinatore rete oncologica del Veneto, “è fondamentale che le reti istituiscano i Pdta regionali, con indicatori rilevabili. Poi ancora manca una oncologia territoriale: non possiamo pretedere che i medici di medicina generale abbiano sufficienti competenze per seguire malattie complesse e terapie, nuovi strumenti tecnologici ma anche organizzative, con oncologi sul territorio che consentano alla deospedalizzazione”. La rete campana, nella visione del coordinatore Sandro Pignata, coordinatore della rete oncologica Campania, “è un cantiere in movimento, che deve continuamente progredire. Abbiamo lavorato per creare un sistema digitale e informatizzando. Secondo me una delle ragioni del gap di mortalità nella nostra regione rispetto alle altre è nella tempistica della diagnosi e nel non avere un canale garantito. Questo canale lo stiamo creando: i pazienti arrivano ai gruppi oncologici multidisciplinare che devono garantire una visita entro 7 giorni”. Nel corso di due giorni di lavori, al “Cracking Cancer Forum” si sono confrontati oncologi, esperti, manager, amministratori, privati, con l’obiettivo di mettere a sistema i progetti e le iniziative presenti sul territorio, con l’obiettivo di fare un ulteriore passo avanti nella cura dei tumori. Nell’ambito del Forum sono stati anche attribuiti i Premi “San Giorgio”: al professor Giuseppe Cugliano, per la ricerca oncologica; al professor Pierfranco Conte, per la personalità che si distinta nella lotta al cancro; Novartis business unit oncology, per il miglior servizio digitale con “WelCare”; AriDigital, per la migliore idea progettuale di servizi digitale con “TestaColloInrete”; Novartis Business unit oncology, per il miglior progetto di miglioramento dei processi di rete con “Rise”.