Quattro vini bio nel cuore del Chianti Classico Castello La Leccia

La cantina di Castellina in Chianti ha scelto il biologico già nel 2013

NOV 19, 2021 -

Agroalimentare Roma, 19 nov. (askanews) – Tra le colline del Gallo Nero a Castellina in Chianti, poco lontano da Siena si erge un Castello di cui si ha notizia già nel 1077, quando un nobile, Rodolfo di Guinzo, ne acquistò una parte. Considerata l’importanza strategica della sua posizione, i diritti sul castello erano divisi tra ben sedici proprietari. Verso la metà del 1400, anche sul Castello, come su larga parte del territorio del Chianti Classico, si estese il dominio della famiglia Ricasoli. Nel corso del XVIII secolo, il Castello, nel cui borgo vivevano circa 70 persone, assunse un aspetto più simile ad una villa con la modifica di parte della struttura. Nel 1920, poi, l’intera proprietà fu acquistata da Giuliano Daddi e durante la seconda guerra mondiale, precisamente nel luglio del 1944, il borgo, allora occupato dalle truppe tedesche, fu oggetto di pesanti bombardamenti che distrussero parte della torre, ultima testimonianza medievale, e devastarono un’ala della villa settecentesca. L’ultimo erede della famiglia Daddi, Francesco, dopo un’importante ristrutturazione e rivitalizzazione dell’intera azienda, ha ceduto l’impegno a Rolf Sonderegger, imprenditore visionario svizzero che “scende” in castello solo tre volte l’anno, e che oltre ad impegnarsi in un ulteriore sviluppo aziendale, usa il “castello” per il team business. Essendo leader mondiale nella messa a punto di sensori, ogni anno i suoi dipendenti si riparano in castello per una settimana per corroborarsi nello spazio-tempo che sa di Sangiovese tra le colline toscane. Con il motto “il vino si fa nel vigneto” il direttore di Castello La Leccia, Guido Orzalesi, racconta la storia di questo terroir e dell’azienda che si sviluppa per un totale di 170 ettari di cui 17 a vigneto e 10 a uliveto. Spiega poi come si possano ridurre gli errori in cantina, con l’agronomo Simone Rondelli, sono infatti riusciti a incrementare la valorizzazione dei vini di Sangiovese, “che è il vitigno puo’ buono al mondo”, dice ad Askanews. L’azienda si è convertita al biologico già nel 2013. Il biologico “è la scelta”, ormai è noto che anche i fondi di investimento, preferiscono le cantine votate al “bio” quando devono decidere dove effettuare gli impegni finanziari. Castello la Leccia produce 4 tipi di Chianti Classico Gallo Nero: il “Vivaio del Cavaliere”(Toscana IGT), il Chianti Classico DOCG, il Chianti Classico Riserva DOCG e “Bruciagna”, il Chianti Classico Gran Selezione DOCG, quattro grandi rossi, tre dei quali a base di Sangiovese in purezza, in grado di far assaporare la ricchezza espressiva di questo vitigno simbolo della toscanità. Il Sangiovese parla il nobile dialetto di quella specifica zona in cui cresce, e attraverso il sapiente assemblaggio delle uve dei diversi vigneti svela tutti i lati del suo carattere. Gli altri vitigni sono: Syrah e Malvasia Nera. L’azienda produce in tutto circa 50 mila bottiglie, di cui il 15% è commercializzato in Italia, il 25% in Europa e il 60% negli Usa.