Felicetti: origine grano duro resterĂ  in etichetta pasta dopo 2021

A fine anno scade decreto su obbligo provenienza materia prima

OTT 25, 2021 -

Agroalimentare Milano, 25 ott. (askanews) – “Gli italiani, così come fatto finora, continueranno a trovare nelle confezioni le informazioni sull’origine della materia prima. A prescindere da qualunque quadro normativo in materia, non cambierà la nostra trasparenza nel far sapere al consumatore da dove arriva il grano utilizzato per fare la pasta”. Ad assicurarlo Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai italiani di Unione Italiana Food, a proposito della scadenza dal prossimo 31 dicembre 2021 del decreto sull’obbligo di etichettatura dell’origine del grano utilizzato per la pasta. Quello che i pastai italiani tornano a sottolineare alla vigilia di questa scadenza è che tutto parte dalla selezione di grani duri sia italiani che esteri, scelti e miscelati per assicurare sempre un prodotto di qualità. Ma, sottolinea Unione Italiana Food, l’origine del grano non è automaticamente un indicatore di qualità o di sicurezza. Secondo Riccardo Felicetti “La qualità non conosce frontiere e la sicurezza è garantita da stringenti normative europee e da un rigido sistema di controlli nazionali, sia sulla materia prima nazionale, sia su quella importata, cui si aggiungono numerosi autocontrolli dei pastai italiani”. Ogni anno, ricorda Unione Italiana Food, nei pastifici italiani vengono fatte oltre 200mila analisi sul grano e 600mila sul prodotto finito. Ed è l’ultimo di 15 livelli di controllo di qualità e sicurezza. La materia prima italiana, in ogni caso assicurano, resta centrale nella produzione di pasta made in Italy: non solo i pastai italiani acquistano tutto il grano duro italiano adatto alla pastificazione, ma, con un protocollo d’intesa siglato nel 2017 con i principali attori della filiera (agricoltori, cooperative, aziende sementiere e di stoccaggio, industria di trasformazione), hanno certificato unità di intenti per renderla più competitiva nel segno di qualità, sicurezza e corretta ripartizione del valore. E infatti, da quando è stato siglato il protocollo grano-pasta è boom dei contratti di coltivazione tra pastai e mondo agricolo e cooperativo, il numero dei contratti filiera tra agricoltori e pastai è più che raddoppiato. Questi accordi hanno garantito all’industria pastaria grano “giusto” per la pastificazione e agli agricoltori italiani un’equa remunerazione, al riparo dalle oscillazioni del mercato, con premi di produzione legati al raggiungimento di specifici parametri qualitativi e di sostenibilità.