‘Ndrangheta, pm: rifiuti interrati superano limiti del 6000%

Inchiesta a Reggio Calabria: arrestato anche l'ex senatore Pittelli

OTT 19, 2021 -

'Ndrangheta Milano, 19 ott. (askanews) – Terreni agricoli “gravemente contaminati” da fanghi provenienti dall’industria meccanica pesante e siderurgica e da altri sostanze altamente nocive che potevano superare fino al 6000% i limiti previsti dalla normativa. E’ quanto emerso dall’inchiesta della Dda di Reggio Calabria “Mala Pigna” che ha portato a misure cautelari nei confronti di 29 persone e cinque società tra le province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Ravenna, Monza Brianza, Brescia e Bergamo. Le accuse contestate a vario titolo dai magistrati della Dda reggina sono associazione di tipo mafioso, disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti, intestazione fittizia di beni, estorsione, ricettazione, peculato, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, violazione dei sigilli e danneggiamento aggravato. Le indagini, condotte dai militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale di Reggio Calabria scattarono nel 2017 dopo un sopralluogo effettuato nella sede della “Ecoservizi Srll, società di trattamento di rifiuti speciali di natura metallica di Gioia Tauro gestita dalla famiglia Delfino. Oltre allo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, anche pericolosi, che venivano interrati nel sottosuolo, l’inchiesta ha portato alla luce diversi episodi di estorsione a danno di imprese impegnate nell’appalto per la demolizione delle gru di banchina nel Porto di Gioia Tauro. Sono inoltre stati ricostruiti i rapporti tra Rocco Delfino, Aurelio Messineo (considerato un fedelissimo del boss Giuseppe Piromalli, soprannominato “Facciazza”) e Giancarlo Pittelli, avvocati di fiducia della famiglia Piromalli ed ex senatore di Forza Itala. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti reggini, Pittelli (arrestato nel blitz di questa mattina) veicolava informazioni dall’interno all’esterno del carcere tra i capi della cosca Piromalli, in carcere con il 41 bis, e Rocco Delfino, uomo di estrema fiducia dei Piromalli e considerato un elemento di vertice della stessa cosca. Pitelli avrebbe inoltre cercato di pilotare l’esito di un procedimento di prevenzione pendente in Tribunale nella speranza di la revoca di un sequestro di prevenzione.