Ricerca, Messa: dobbiamo rendere il nostro Paese più attrattivo

"Il problema non è andare all'estero, ma poter tornare"

OTT 6, 2021 -

Ricerca Milano, 6 ott. (askanews) – “Dobbiamo rendere il nostro Paese più attrattivo sia per i ricercatori che per gli studenti”. Lo ha detto la ministra dell’Università e della ricerca, Maria Cristina Messa intervenendo online al Made in Italy summit del Sole 24 ore. “I fattori che devono essere analizzati e ai quali bisogna porre un’incentivazione a migliorare sono vari, legati al mondo accademico e al mondo della ricerca – ha spiegato la ministra – sicuramente quelli di aver avuto una forte contrazione, dal 2008 in poi, nelle posizioni di ricercatore, sia negli atenei che negli enti di ricerca, per questa grande riduzione che abbiamo avuto e questo ha aumentato ulteriormente sia il numero di persone che non hanno sbocchi nell’università, eppure continuano a fare ricerca, sia nel numero di persone che hanno trovato migliori opportunità fuori dal nostro Paese. Come me e tanti altri, tutti noi siamo stati all’estero per dei periodi; il problema non è andare all’estero, il problema è ritornare quando questo sia possibile, creare una circolazione per cui, per uno che va all’estero, c’è uno che dall’estero viene da noi perché il mondo della ricerca non ha barriere e non ha confini”. “Quindi uno dei punti è la contrazione, il secondo punto è cosa offre il sistema della ricerca italiana in termini di fondi per la ricerca. Perché un ricercatore, anche quando ha trovato una posizione che gli permetta di vivere, ha bisogno di poter accedere in maniera competitiva a dei fondi di ricerca. Il nostro Paese negli ultimi 10 anni ha avuto pochi fondi di ricerca con finanziamenti che andavano in maniera imprevedibile: c’era un anno in cui non c’erano fondi e l’anno in cui c’era il doppio dei fondi. Questo ha sicuramente creato una impossibilità di programmare perché la ricerca va programmata”. “Il terzo fattore – ha concluso Messa – è quello della valorizzazione del riconoscimento, e questo vale anche per i laureati, di chi fa ricerca e del laureato. In Italia, lo sappiamo bene, i salari iniziali, quando anche trovi lavoro dopo una laurea, sono molto bassi e non tengono conto delle competenze acquisite nella laurea. Anzi, abbiamo un sistema, nel mondo del lavoro, che spesso non è invogliato a prendere laureati, vuoi perché c’è un mismatch tra bisogno e domanda, e questa è una cosa a cui bisogna rimediare per cui l’industria ci chiede più STEM e l’università deve adeguarsi a fare questo perché altrimenti abbiamo un mismatch tra domanda e offerta e poi anche perché abbiamo un sistema industriale fatto molto da piccola e media impresa che magari non ha puntato sull’innovazione e quindi è difficile trovare la giusta collocazione”.