Massimo Galli: non c’è razionalità nel rifiuto a vaccinarsi contro il COVID-19

L'approfondito dialogo dell'infettivologo con askanews

SET 21, 2021 -

Coronavirus Roma, 21 set. (askanews) – La vaccinazione anti-covid in Italia va avanti, 82.670.260 dosi somministrate ovvero l’82,13% della popolazione (over 12) con almeno una dose, il 76,24% con ciclo vaccinale completo e già 6.803 persone (lo 0,73 % della popolazione chiamata a farlo) che hanno avuto anche la dose aggiuntiva, la terza. Ma c’è uno zoccolo duro da convincere. Che cos’ha da dire Massimo Galli, primario di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, dall’inizio della pandemia in trincea, a chi ancora non si fa il vaccino anti-covid-19? Galli andrà in pensione dal primo novembre, ma ha promesso che resterà – più o meno piacevolmente costretto (sorride) – anche a nostra disposizione con la sua autorevolezza, umanità e chiarezza, perché ‘il cervello non va mica in pensione’ e tante cose ci sono ancora da fare. E intanto, in questa intervista ad askanews, racconta la sua esperienza con l’universo no vax. Che cosa direbbe a chi ha ancora paura di vaccinarsi contro la Covid-19? ‘Le sue paure sono ampiamente ingiustificate. Ma una paura ha in sé molto spesso una base irrazionale ed è quindi evidentemente difficile da ricondurre ad un contesto di razionalità. Chi non si vaccina dà sempre le stesse risposte: ‘Si, però un minimo di rischio c’è’, ‘ma io non mi fido’. In realtà, chi si vaccina fa un atto di volontà, si prende una responsabilità e anche un minimo di rischio. Gli altri sperano ardentemente di non infettarsi. Oppure c’è chi assume un atteggiamento fatalista, ‘io non faccio nulla, poi si vedrà’. Sono diverse le motivazioni che la gente ti porta e che mi spingono a dire che non c’é nessuna razionalità nel rifiuto del vaccino, perché il rischio della malattia, per qualsiasi classe di età ma tanto più dai 50 anni in su, è molto maggiore di qualsiasi rischio si possa collegare alla vaccinazione’. Di contro ‘la vaccinazione ha una capacità di proteggere tale da mettere in una condizione molto più sicura, in cui si possono fare tante cose e attività senza avere il timore costante di infettarsi o ammalarsi. Qualcuno certo è negazionista su tutti i fronti, o è sicuro di essere così bravo e forte da essere capace di sconfiggere la malattia. E neanche a farlo apposta, molte di queste persone, con questo atteggiamento, sono morte’. Il professore lo ribadisce: ‘Nella maggioranza dei casi di renitenza al vaccino si sta ragionando con persone che non hanno un atteggiamento razionale e quindi diventa difficile persuaderli. Ci sono anche persone che, non lo confesserebbero mai, ma che sono terrorizzate alla sola idea di farsi una puntura, non fanno il vaccino perché hanno una vera fobia dell’ago. Può sembrare ridicolo ma nella mia carriera ho dovuto combattere con non poche persone che dovendo fare una terapia necessariamente parenterale, che esisteva solo iniettabile, trovavano tutti i modi possibili per non farla e rifiutarla. Non volevano curarsi per questo: perché rifiutavano medicine da iniettare, sono molte le persone che hanno un atteggiamento di rifiuto totale, sono terrorizzate dalla classica puntura, e sono molti di più di quelli che hanno paura del prelievo’. Poi ‘ci sono sacche culturali di diverso ordine e grado che portano al rifiuto del vaccino. Ad esempio in Italia abbiamo avuto difficoltà a vaccinare in Sicilia, ma la massima concentrazione dei renitenti al vaccino è in Alto Adige. E non è una novità, non è solo per la covid-19, l’Alto Adige è da sempre in coda all’adesione vaccinale, sia per la vaccinazione dell’obbligo nei bambini che per quella antifluenzale. Spesso intervengono fattori culturali, convinzioni popolari che provocano un atteggiamento negativo verso il vaccino’. Ma perché succede questo? Perché tanta irrazionalità di fronte ad una malattia potenzialmente fatale, che ci ha portato ad un lockdown, una cosa mai vista, se c’è un vaccino? Volendo fare un esempio e al tempo stesso un affettuoso rimbrotto alle troppe fumatrici con cui Galli condivide il corridoio dell’ospedale, l’infettivologo racconta: ‘Ho nelle stanze vicine signore a cui voglio molto bene, medici e non, che da tempo immemorabile sono accanite fumatrici e tutte quante dovrebbero sapere che, sebbene si possa morire di tante cose, certo fumare non aiuta ad avere buona salute – ci sono pure le scritte ‘il fumo uccide’, ‘provoca il cancro’, persino i disegnini sui pacchetti. Sono tre persone (di cui due medici) che svolgono un’attività professionale importante e dovrebbero essere assolutamente razionali eppure santo cielo continuano a fumare imperterrite e anche molto’. Quindi, ‘il fatto che esista una malattia potenzialmente mortale che ci ha fatto vedere i sorci verdi dovrebbe bastare a fare il vaccino? Ecco, quando riusciremo a convincere le tre persone a cui voglio molto bene e stimo di cui sopra a non fumare più, allora potremo riuscire anche a esorcizzare le posizioni irrazionali contro il vaccino, o di chi dice ‘gli altri si vaccinino pure ma io no’, che continuiamo a sentire’. In tutto questo universo no vax ‘c’è una complicazione di vissuti personali, di scelte personali, di separazione dall’aspetto logico. L’irrazionalità che comunque ti spinge a fare o non fare certe cose’. Perché invece dal punto di vista razionale i numeri (enormi) delle vaccinazioni in tutto il mondo parlano chiaro, contro la covid abbiamo vaccini sicuri ed efficaci, è incontrovertibile: ‘A questo punto il paradosso è che non dovresti prenderti nessuna medicina di nessun tipo, perché il rapporto rischio-beneficio nel caso del vaccino anti-Covid è estremamente favorevole rispetto a tanti altri vaccini e tanti farmaci che si prendono comunemente’. Tra chi non si vaccina, ‘c’è anche una minoranza di persone che fa parte di quei filoni culturali dediti alle medicine alternative, all’assunzione di prodotti ‘naturali’, che rifiutano la medicina ufficiale e ritengono tutto quello che arriva dalle case farmaceutiche ‘sostanza tossica’ per definizione. Nella mia vita professionale ho dovuto combattere diverse volte con persone affette da Hiv che rifiutando le terapie retrovirali andavano dritte verso la morte. ‘I farmaci sono tossici, il virus è naturale’: queste le loro affermazioni. Il virus, dicevano, deve esser combattuto con una vita sana, con medicine alternative più o meno stabilite. E non è un caso solo che ho in testa. Nella mia galleria dei ricordi – dice il professore con l’amarezza di chi l’ha vissuto – ho un discreto numero di persone in condizioni sconcertanti che non riuscivi a curare per questo tipo di rifiuto. Persone che sono morte. Per non curarsi’. Con questi ricordi Galli guarda ai no vax dell’era covid: ‘Con quello che ho visto, devo considerare queste cose con l’ottimismo della volontà, che mi fa dire ‘bisogna cercare di continuare le opere di persuasione’; ma anche con un po’ di pessimismo della ragione, sapendo che almeno una parte di queste persone rifiuteranno il vaccino ad oltranza’. Quindi obbligo vaccinale? ‘La questione si sposta poco perché il green pass è già un grosso stimolo a vaccinarsi. Non sono contrario, ma introdurre l’obbligo vaccinale richiede decisamente più tempo per essere varato – c’è bisogno di una legge – e temo anche un dibattito politico articolato – aggettiva con ironia il professore – con componenti politiche che strizzano l’occhio a esitanti o decisi no vax’. L’infettivologo non ha fatto cenno alla componente sociale, comunitaria, ci si vaccina per non infettare gli altri, mettere in sicurezza tutti, non vale questo richiamo? ‘Chi non si è ancora vaccinato non credo a questo punto abbia grande attenzione nei confronti della comunità, ahimé; e anche questo appello, che va comunque fatto, rischia di rimanere inascoltato. E’ difficile pensare che tra chi non si è ancora vaccinato ci siano molte persone attente alle condizioni di salute di tutti, mi sembra che sia prevalente la componente di persone afflitte da paure ataviche e non ce la fanno, comunque auto-centrate e auto-referenziali, o c’è la componente chi non ha una visione culturale su questa cosa, chi si ritiene superiore o estraneo al problema. Un problema che probabilmente neanche conosce o non ha mai sufficientemente approfondito’. Sono stati fatti anche errori di comunicazione che si potevano evitare sul vaccino? ‘Certamente sì. Ma al di là degli errori, questa è forse la prima volta nella storia in cui si è chiamati personalmente a vaccinarsi tutti. Non è difficile fare il brillante in conto terzi. Qui sono chiamati a vaccinarsi tutti gli adulti, tutto il Paese. Vuol dire che le chiacchiere stanno a zero. Ognuno di noi è direttamente interessato. Non è mai successo, la grande maggioranza di noi è stata vaccinata da bambino. Le vaccinazioni dell’adulto sono ampiamente disattese, quanti hanno fatto ad esempio regolarmente il richiamo del vaccino anti tetano, o persino quanti sono a conoscenza della propria situazione vaccinale? Non siamo in una posizione brillante per la vaccinazione anti-influenzale per gli ultra 65enni e ancor peggio per la vaccinazione anti pneumococcica che dovremmo fare tutti dopo i 65 anni. Non può sorprendere il quadro’. Ma ‘giriamo la frittata: la grande maggioranza degli italiani ha aderito alla vaccinazione e si vaccina. Siamo di fronte ad una minoranza, variegata, che per molti motivi non vuole fare il vaccino o non ce la fa. Ma non voglio generalizzare la negatività: gli italiani sono una popolazione che ha attualmente uno dei più alti tassi di vaccinazione del mondo; essendosela anche – aggiunge – potuta permettere. Perché alla gente che vive nel Congo Brazzaville, probabilmente l’ultimo paese al mondo per vaccinazioni, mi piacerebbe chiedere quanto sono contenti di essere il fanalino di coda’. Adesso ‘c’è una tale tensione generale che mi piacerebbe comunque sottolineare con compiacimento che la grande maggioranza della popolazione italiana si è vaccinata e si ri- vaccinerà, nel caso fosse necessario. Anche se ci tiriamo dietro come zavorra una minoranza di persone, la cui riluttanza può mettere un po’ nei pasticci tutti, e questo ovviamente indispettisce quelli che si sono vaccinati, per molti e ragionevoli motivi. Poi, credo che si debba avere accoglienza – e non tolleranza nel senso di condiscendenza sulle cose negative – nel tentativo di capire come si può riuscire a vaccinare ancora di più’. E infine, vaccini anti-covid anche agli under 12? ‘Questo virus, secondo me, se non te lo becchi è meglio. Qualche strana manifestazione infiammatoria si vede anche nei bambini piccoli che si ammalano di Covid, molto più di quanto si possa pensare causi il vaccino. C’è questa sperimentazione su 4.500 ragazzini, con un dosaggio mirato, non abbiamo ancora i risultati se non l’annuncio favorevole della Pfizer. Attendiamo le decisioni delle agenzie regolatorie, con ragionevole fiducia perché questa cosa si possa fare. E’ una vaccinazione che interessa tutta la popolazione, perché riduce il bacino di utenza al virus ma è una cosa che interessa anche il singolo bambino. Perché comunque, ripeto, questa infezione è meglio non beccarsela’. E questo dovrebbe essere ormai chiaro a tutti. (di Giovanna Turpini). Gtu