Pace, prossima Marcia Perugia-Assisi nel nome di Gino Strada

Intervista a Flavio Lotti

SET 15, 2021 -

Pace Roma, 15 set. (askanews) – Nel nome di Gino Strada e di don Lorenzo Milani con il suo slogan: “I care”, me ne prendo cura e non c’è nulla che non mi interessi dell’altro. Sarà questa la spina dorsale della prossima Marcia della pace Perugia-Assisi del 10 ottobre prossimo, la prima dopo le chiusure totali dovute alla pandemia, che gli organizzatori sperano di poter riprendere non più in maniera statica. Tante, anche quest’anno, le sigle che vi aderiscono: dai sindacati alle realtà legate alla pace e alla cooperazione allo sviluppo che avrà come slogan: “La cura è il nuovo nome della pace”, per questo che è ormai ritenuto un appuntamento storico del pacifismo italiano, che ha raggiunto il traguardo del suo sessantesimo anno con una richiesta: quella di inserire la Marcia nel “patrimonio dell’umanità” immateriale dell’Onu. “Per i particolari tecnici dell’iniziativa che si svolgerà domenica 10 ottobre – ha spiegato ad Askanews, uno dei volti storici della Marcia, Flavio Lotti – siamo in contatto costante con le autorità e la questura per poter tornare ad una marcia in movimento da Perugia ad Assisi con le tante persone che già hanno assicurato, da tutta Italia, la loro presenza. Quest’anno – ha poi detto Lotti – ricordiamo i 60 anni dalla prima marcia voluta da Aldo Capitini, un anniversario ed una occasione per riflettere sull’impegno autentico per la pace. Lo definirei un evento unico al mondo ed è per questo che abbiamo intenzione di candidare la Marcia al riconoscimento di ‘patrimonio umanità’ anche se immateriale. Sono 60 anni che cerchiamo di promuovere i valori dell’Onu, di quella organizzazione internazionale che vuole salvaguardare anche questo specifico patrimonio che ci unisce tutti: la ricerca della pace, della concordia e del dialogo”. D. Una Marcia che segue di poco il drammatico esito della guerra in Afghanistan e il ritiro delle truppe della Coalizione da Kabul. LOTTI – “Proprio questa attualità che si è imposta all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, l’esito del conflitto ventennale, il ritiro catastrofico da quelle martoriate terre e il ritorno al potere dei Talebani ha riportato nell’agenda politica internazionale e nella testa dei popoli, la grande questione della pace e della guerra, tema irrisolto e sempre preso e rimosso dall’agenda dei cosiddetti ‘grandi’. Per noi la guerra resta un tratto tragico e pericoloso dell’oggi e, temo, del nostro futuro se non cambiamo sguardi e prospettive. Occorre ribadire con forza che bisogna cancellare la guerra tra gli strumenti della politica internazionale, e l’idea che i problemi si risolvono con la guerra, come è accaduto nei fatti in Afghanistan ma come accade in tutte le parti del pianeta, partendo dalla Libia o dell’Iran. La guerra non risolve ma aggrava i problemi che si intendono aggredire. In 20 anni in Afghanistan anche la lotta al terrorismo, ce lo dicono gli esperti non certo vicini alle nostre posizioni, è un fenomeno cresciuto e non certo diminuito. Cosa si aspetta a prenderne atto?”. Roma, 15 set. (askanews) – D. Eppure siete ancora accusati di idealismi e astrattezze… LOTTI – “Penso proprio che occorra, invece, essere pragmatici e partire dai risultati. Se si spaccia la guerra come soluzione dei problemi mi pare che non ci siamo proprio, e questo secondo i risultati prodotti. Se è altro, come commercio di armi, acquisizione di beni naturali o geo-strategici, si abbia almeno il coraggio di dirlo. Ogni realtà deve fare un bilancio su ciò che si produce….”. D. Quali saranno i temi forti della Marcia di quest’anno? LOTTI – “Innanzitutto quali iniziative e misure concrete da mettere in campo per non ripetere i conflitti armati, il tema del disarmo, di cosa sta accadendo con la riorganizzazione degli eserciti, con l’introduzione delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale. Tutto ciò, in realtà, prelude a nuove guerre che saranno molto più atroci e devastanti di prima. Il secondo grande elemento sarà quello di riflettere su che cosa fare in questa complessa e difficile crisi globale come quella climatica. Ed è qui che proponiamo e rilanciamo l’idea di don Milani affissa nelle aule della sua scuola di Barbiana, quello slogan: ‘I care’, che dice che non c’è nulla che non mi stia a cuore o mi è indifferente. Una linea di pensiero prima e di azione poi che è contraria alla logica della globalizzazione dell’indifferenza che Papa Francesco ha denunciato più volte. L’altra parola-chiave sarà ‘cura’. Cura che abbiamo così tanto compreso per combattere la pandemia e il dramma del Covid ma che ora deve essere declinata per le altre pandemie che ci affliggono come umanità. Non riusciremo a costruire una vita più felice e dignitosa se non ci prenderemo cura dei beni comuni, dell’ambiente e delle generazioni future oggi segnate, invece, da una grande incuria, dall’egoismo e dagli interessi di pochi. La Marcia è proprio per promuovere cultura della cura e applicarla al prossimo decennio e al futuro. Davanti ci sono grandissime sfide da affrontare e non solo per il Covid, e non le vinceremo se continuerà a prevalere una visione e una ricerca del profitto immediato”. D. La Marcia di domenica 10 ottobre sarà preceduta da due giorni di dibattiti anche quest’anno. LOTTI – “Esatto, anche con uno sforzo organizzativo, abbiamo voluto garantire a ridosso della Marcia, anche quest’anno, due giorni di incontri e dibattiti (l’8 e il 9 ottobre). Ci sarà un lavoro sia in presenza che on-line dedicati alle grandi questioni di cui abbiamo parlato. Ma sono previsti anche laboratori sul futuro dei giovani con la partecipazione di studenti da ogni parte d’Italia e l’inaugurazione di una iniziativa: “Il decennio di cura”, che vuole essere una riflessione sul dove stiamo andando e anche sull’informazione”.