G20 Interfedi, Melloni: a Bologna anche due studiosi afghani

Islam protagonista. "Lottiamo per un futuro di pace"

SET 2, 2021 -

G20 Interfaith Roma, 2 set. (askanews) – Ci saranno anche esponenti dell’Islam, dal Bahrain, Emirati Arabi, Pakistan, Oman e Indonesia, e anche “una piccola presenza afghana, due studiosi, che porteranno la voce direttamente da un popolo che ha tentato di far funzionare il recupero del patrimonio culturale distrutto dalla rozzezza” dell’Isis. Al G20 Interfaith, in programma a Bologna dal 12 al 14 settembre, il focus sarà sul dialogo interreligioso e fedi unite nel condannare quanto sta avvenendo in Afghanistan. Ad annunciarlo, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento, a Roma, è stato il professor Alberto Melloni, storico, che ha annunciato ospiti e tematiche del G20. “Penso che si possa fare di più perché le giovani donne afghane arrivate in Europa – ha detto – possano avere un futuro di studio e di ricerca. E’ un modo per seminare un futuro che prima o poi dovrà essere futuro di pace e di rispetto. Stiamo discutendo anche la possibilità di creare iniziative di raccolta fondi”. Un G20, ha spiegato Melloni, che si poggia su tre gambe: autorità religiose con ruolo e autorevolezza, autorità politiche, attori con cui misurarsi e uomini e donne di studio. “Discuteremo sulle pandemie di oggi – ha aggiunto lo storico – non solo la pandemia del Covid, ma anche la pandemia della guerra, dell’odio, dell’oppressione, delle violenze”. Si discuterà anche del ruolo delle religioni in tema di ambiente; ed ancora le questioni africane e dell’Asia centrale. Infine, verrà presentato un catalogo di tutti coloro che sono stati uccisi nei luoghi di preghiera, realizzato dalla Fondazione Scienze Religiose. “Oltre 3mila attentati nei luoghi di culto dal 1982 ad oggi”. “Il G20 Interfaith – ha spiegato Melloni – è una iniziativa nata alcuni anni fa con il G20 tedesco. Quello che abbiamo cercato di fare con la presidenza italiana è stato fare in modo che ci fossero non solo capi religiosi ma autorità politiche di primissimo piano e studiosi. Come vediamo anche oggi per l’Afghanistan, quelle che entrano in gioco e in conflitto sono intepretazioni di universi di fede che possono diventare immense riserve di umanità e compassione oppure giacimenti di violenza , di oppressione. La differenza fra gli uni e gli altri – ha sottolineato – è fatta da un dialogo sapiente che sappia ritrovare le tradizioni e porre dalla politica e nella politica semi di pace”. “Quello che spero – ha concluso – è che alle 3 P dell’agenda italiana – People, Planet, Prosperity – si aggiunga la P della pace. Abbiamo visto tutti non è una cosa facile da ottenere nè con la guerra nè con i buoni sentimenti, ma che richiede un impegno costante e comune molto condiviso”.