Catania, Sarpietro: giudice che liberò assassino non ha sbagliato

Il presidente dell'Ufficio gip: "Ora leggi più incisive"

AGO 25, 2021 -

Femminicidi Roma, 25 ago. (askanews) – “Ho parlato con il mio giudice, sta vivendo un momento di grande travaglio interiore dopo la morte di quella ragazza. Mi ha detto: ‘Non potevo fare niente di diverso'”. Lo rivela Nunzio Sarpietro, presidente dell’Ufficio gip di Catania, intervistato su Repubblica in merito all’omicidio della giovane Vanessa Zappalà. Il 12 giugno, il giudice per le indagini preliminari Andrea Filippo Castronuovo ha rimesso in libertà l’uomo che domenica notte ha ucciso Vanessa, imponendogli soltanto un divieto di avvicinamento all’ex fidanzata. Per la procura qualcosa di diverso si poteva fare dopo l’arresto in flagranza per l’ennesima molestia, mettendo Sciuto ai domiciliari. “Non lo avremmo fermato comunque – afferma Sarpierto -. Ha visto che fine ha fatto? Si è suicidato. Era risoluto. Solo il carcere l’avrebbe fermato. Ma per le norme che abbiamo, dare il carcere a uno stalker è abbastanza difficile”. Nel provvedimento al centro delle polemiche il giudice scriveva che per il rispetto del divieto di avvicinamento si “può fare affidamento sullo spontaneo rispetto delle prescrizioni da parte dell’indagato”. Com’è stato possibile fidarsi di un uomo che Vanessa descriveva come violento? “Il giudice – spiega Sarpietro – mi ha detto che c’era stata una riappacificazione fra i due. C’erano dunque elementi contrastanti. Purtroppo, siamo di fronte a vicende complesse. Spesso è difficile capire come vanno le cose per davvero”. La denuncia di Vanessa però, aveva molta sostanza, obietta il quotidiano. “Si cerca sempre un colpevole in questi casi drammatici – sostiene il presidente dell’Ufficio Gip di Catania -. Ma non può essere il giudice. E non posso contestare niente al collega. Bisognerebbe fare un discorso più ampio. E mettere in campo strumenti adeguati: ad, esempio, un particolare tipo di braccialetto elettronico, che segnala la presenza dell’indagato nel momento in cui si sposta in una determinata zona. Ma, oggi, il braccialetto si può mettere solo agli arrestati domiciliari. Su questo bisognerebbe avviare una riflessione”.