Coldiretti: roghi spinti dall’estate più calda del decennio

A luglio temperatura +1,4 gradi rispetto alla media 1991-2020

AGO 7, 2021 -

Incendi Milano, 7 ago. (askanews) – A favorire il divampare degli incendi è una estate che si classifica fino ad ora come la più calda del decennio in Europa dove la temperatura media del mese di luglio è stata superiore di ben 1,4 gradi la media del periodo 1991- 2020. E’ quanto emerge da una elaborazione della Coldiretti sulla base dei dati del servizio Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato da European Centre for Medium-Range Weather Forecasts per conto dell’Unione Europea. A livello mondiale – sottolinea la Coldiretti – si tratta del secondo luglio più caldo da quando sono iniziate le registrazioni con una temperatura superiore di 0,33 gradi rispetto al periodo 1991-2020. Le anomalie – continua la Coldiretti – sono evidenti anche in Italia dove soprattutto nel mezzogiorno le elevate temperature insieme alla mancanza di precipitazioni hanno determinato una preoccupante siccità che ha decimato i raccolti ma favorisce anche l’espandersi degli incendi e l’azione dei piromani, dalla Sicilia alla Sardegna, dalla Puglia all’Abruzzo, dalle Marche alla Toscana, dalla Calabria alla Campania fino alla Basilicata. Sono incalcolabili secondo la Coldiretti – i danni provocati dagli incendi che hanno distrutto decine di migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea con alberi carbonizzati, oliveti, pascoli distrutti ed una vera strage di animali. Per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco – sottolinea la Coldiretti – ci vorranno fino a 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo. Nelle aree bruciate – sottolinea la Coldiretti – saranno impedite anche tutte le attività umane tradizionali e la scoperta del territorio da parte di decine di migliaia di appassionati. Per far fronte a questa tragedia, è partita la macchina della solidarietà Coldiretti per far arrivare alle aziende colpite camion di fieno per alimentare gli animali sopravvissuti. Innumerevoli gli agricoltori che hanno subito messo a disposizione foraggio, animali, paletti e reti per le recinzioni, orzo e avena per gli allevamenti ovicaprini, e acqua con autobotti.