Assocarni-Uniceb contro cibo a base vegetale: frode per il consumatore

Dati Iri: mercato +3,7% in un anno. Associazioni: "Crescita apparente"

LUG 29, 2021 -

Agroalimentari Milano, 29 lug. (askanews) – Da una parte i dati diffusi dal gruppo Prodotti a base vegetale di Unione italiana food secondo cui il 42% degli italiani hanno aumentato nell’ultimo anno il consumo di frutta, verdura, cereali, pasta integrale e prodotti a base vegetale, con questi ultimi entrati nelle scelte alimentari del 37,9% delle famiglie, raggiungendo quasi 10 milioni di famiglie e circa 22 milioni di consumatori. Dall’altra le posizioni delle associazioni che rappresentano la filiera italiana delle carni, Assocarni e Uniceb, che non ci stanno e sostengono che “il consumatore italiano dimostra di non gradire i prodotti spacciati come carne ma in realtà fatti mediamente di tanti ingredienti chimici e vegetali ultraprocessati”. Il dibattito è acceso intorno a questo segmento dell’alimentare che, secondo dati Iri aggiornati a settembre 2020, vale 385 milioni di euro con una crescita del 3,7% in un anno. Ma per Assocarni e Uniceb questa crescita “in realtà è solo apparente in quanto tali prodotti, pur trovando spazio negli scaffali grazie a cospicui investimenti, girano poco perché il consumatore assaggiandoli tende poi a non ricomprarli”. Dal canto suo Salvatore Castiglione, presidente del gruppo prodotti a base vegetale di Unione italiana food, in una nota sottolinea che oggi “In Italia si contano un po’ meno di 5 milioni tra vegetariani e vegani (rispettivamente 6,7% e 2,2% della popolazione), ma le persone che negli ultimi anni hanno aumentato il consumo di verdure sono oltre 22 milioni (43% della popolazione)”. “Oggi – afferma – si parla di ‘flexitariani’ per indicare persone che hanno deciso di ridurre il consumo di proteine animali, sia per ragioni di salute che ambientali. Questo non vuol dire che smetteremo di mangiare proteine animali, perché a tavola c’è posto per tutti. Quello che cambierà sempre di più saranno le quantità e la frequenza con cui le mangeremo. I prodotti a base vegetale sono una valida soluzione per portare in tavola sempre più verdura e proteine vegetali”. “Il settore dei prodotti di origine vegetale dovrebbe essere più creativo – attacca Carlo Siciliani, presidente Uniceb – Queste aziende dovrebbero lavorare su nuovi concetti di marketing, per ottenere il riconoscimento dei consumatori e risolvere il paradosso fondamentale dell’industria delle imitazioni vegetali. Un’industria che si sforza di diventare di tendenza non ha bisogno di costruire il proprio successo servendosi di un marketing incentrato su prodotti pre-esistenti e sulla lotta a questi ultimi”. Proprio sul tema delle “imitazioni vegetali”, Luigi Scordamaglia, presidente Assocarni, parla di “una vera e propria frode per il consumatore” attraverso il meat naming “in quanto lo induce a credere di acquistare un prodotto ad alto valore nutrizionale con le proteine nobili della carne per trovarsi poi in mano un prodotto in cui spesso l’unica componente è l’acqua o vegetali ultraprocessati che di naturale non hanno più niente”. “Guarda caso i produttori e sostenitori principali di questi prodotti fake sono le stesse multinazionali che propongono il nutriscore per contrastare le eccellenze alimentari italiane e puntare a una omologazione dell’alimentazione globale – concludono le due associazioni – in contrasto anche con la visione emersa dall’Onu Food systems presummit in svolgimento in questi giorni a Roma”.