Uccisa a 16 anni da un coetaneo, per il Gip è “capace di intendere”

Perché è in carcere il 16enne fermato per l'omicidio a Monteveglio

LUG 1, 2021 -

Bologna Roma, 1 lug. (askanews) – Chiara avrebbe compiuto 16 anni a luglio, è morta perché “sentivo un demone, mi ha detto di ucciderla”: lo confessa l’amico, 16 anni appena compiuti, della ragazza uccisa a coltellate, poco lontano da casa, a Monteveglio, paese tra le colline di Valsamoggia, nel bolognese. Ma il giudice che ha convalidato il fermo del 16enne, non ha dubbi: “E’ capace di intendere e di volere”. Infatti – così come riportato nell’ordinanza di convalida del fermo – ha premeditato il delitto, un delitto senza motivazioni, e dopo ha nascosto le tracce e depistato. Ecco cosa scrive nell’ordinanza di convalida del fermo il giudice per le indagini preliminari del tribunale per i minorenni di Bologna Luigi Martello. Chiara è stata uccisa domenica scorsa, è stata colpita “ripetutamente”, con un coltello da cucina, “con l’aggravante di avere agito con premeditazione concertando l’azione nei giorni precedenti e partendo da casa la mattina del delitto portando con sé lo strumento necessario al compimento del fatto”. L’omicidio di Chiara è avvenuto verso le 10 di mattina, e c’è anche un video, del Tg1 che mostra la ragazza vicino casa prima di allontanarsi con il 16enne. Poco dopo e poco lontano, nel parco dell’Abbazia, la ragazza sarà uccisa. Il giudice convalida il fermo perché – scrive – c’è “pericolo di fuga”, e “non solo per la assoluta gravità del reato di omicidio ma soprattutto per l’iniziale negazione di ogni responsabilità, per avere indicato che la ragazza aveva successivo appuntamento con un altro giovane, per avere occultato i vestiti, lavato le scarpe, il coltello, distrutto il cellulare della vittima cancellato immagini e messaggi dal proprio telefono cellulare e per aver, solo a fronte di elementi di accusa di eccezionale rilevanza, ammesso di avere ucciso l’amica”. Il gip sottolinea inoltre un’altra motivazione: “Per la personalità dello stesso che appare incline a seguire i propri impulsi emotivi”. Il Gip dispone quindi la misura della custodia cautelare in carcere del 16enne, perché – spiega sempre nell’ordinanza – ricorrono “gravi indizi colpevolezza”, ovvero: “Immagini riprese da un sistema di videosorveglianza che mostrano il giovane e la vittima allontanarsi assieme, recupero dell’arma utilizzata, sequestro degli indumenti indossati al momento dei fatti e ancora sporchi di sangue, recupero della cover del cellulare della vittima, tenore inequivoco dei messaggi vocali inviati ad un’altra amica a cui raccontava quello che aveva commesso ed infine ampie dichiarazioni confessorie”. Oltre alle prove raccolte dai carabinieri, e alla confessione, ci sono quindi anche dei massaggi inviati poco dopo all’omicidio ad un’amica a cui il 16enne diceva tutto. Per il giudice “esiste l’esigenza cautelare di evitare la commissione di reati della stessa indole”, e questo per “la mancanza di scrupoli, di freni inibitori, di motivazioni e di segnali di resipiscenza quali emergono dal tenore dei messaggi vocali inviati ad un’amica subito dopo i fatti”; ma anche per “la vita regolare costantemente condotta, l’ambiente familiare sostanzialmente adeguato, gli studi positivamente frequentati, le dichiarazioni degli amici, i lucidi e freddi tentativi di nascondere le tracce del delitto e di negare le proprie responsabilità, offrendo anche una falsa e depistante indicazione circa altro giovane che avrebbe dovuto incontrare la ragazza”, quindi “il giovane al momento appare capace di intendere e di volere soprattutto rispetto ad un reato il cui concetto di lecito è di immediata percezione e ciò anche nel caso di eventuali problemi psicologici, quali in effetti e precedentemente ai fatti già occasionalmente emersi”. Per il giudice la custodia cautelare in carcere, in un istituto di pena minorile è “l’unica misura idonea” a fronte delle esigenze cautelari, “considerate la inconsistenza delle motivazioni e comunque l’assenza di ragioni di contrasto con la vittima, l’estrema violenza e la determinazione dimostrata durante tutto il corso dell’aggressione”, che ha avuto “una durata significativa e ha visto il giovane colpire ripetutamente con violenza, con coltellate al collo, al petto e alla gola la vittima e infine colpirla anche con calci”. Ma nell’ordinanza si annota “soprattutto l’incapacità di autocontrollo”, che “rende particolarmente elevata la pericolosità attinente al rischio di reiterazione del reato”. Per il gip il 16enne può commettere altri reati e per questo ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere, in un istituto penale minorile, dove il 16enne è stato portato. (di Giovanna Turpini) Gtu