Roche annuncia novità nel trattamento dei linfomi non-Hodgkin

Relativi all'utilizzo di anticorpi monoclonali bispecifici

GIU 11, 2021 -

Salute Milano, 11 giu. (askanews) – Nell’ambito del Congresso della Società Europea di Ematologia (EHA) per quanto riguarda il trattamento dei linfomi non-Hodgkin Roche ha annunciato nuovi dati relativi all’utilizzo degli anticorpi monoclonali bispecifici mosunetuzumab e glofitamab e dell’anticorpo farmaco-coniugato (ADC) anti-CD79b polatuzumab vedotin. Il Congresso della Società Europea di Ematologia (EHA), apertosi il 9 giugno, proseguirà fino al 17, in modalità virtuale. Sono circa 500.000 le persone in tutto il mondo cui viene diagnosticato ogni anno il linfoma non-Hodgkin: le opzioni di trattamento – spiegano da Roche – sono attualmente limitate e sono ancora molto comuni la refrattarietà alle terapie esistenti e le ricadute dopo il trattamento1. Il linfoma follicolare rappresenta il linfoma non-Hodgkin più frequente tra quelli indolenti, ma nonostante l’andamento lento rimane impossibile da guarire. Ne deriva l’importanza della ricerca scientifica per i pazienti con questa patologia oncoematologica. “Gli studi clinici condotti finora – ha commentato Antonio Pinto, direttore del Dipartimento di Ematologia Oncologica e Trapianto dell’Istituto Nazionale Tumori, Fondazione Pascale, IRCCS, di Napoli e coordinatore dello Studio URBAN – infondono grande fiducia nelle nuove opzioni di trattamento per i linfomi non-Hodgkin, ed in particolare per il linfoma follicolare. In questo senso, lo studio URBAN, che rappresenta a livello mondiale il primo trial di real-life volto a valutare l’efficacia della combinazione obinutuzumab-chemioterapia per il trattamento di prima linea del linfoma follicolare, conferma gli alti tassi di efficacia e l’ottimo profilo di sicurezza di questa combinazione. Positivi anche i dati dello studio GAZELLE che confermano la sicurezza di obinutuzumab, offrendo, inoltre, evidenze sulla possibilità di somministrare il trattamento, a partire dal secondo ciclo di terapia, in soli 90 minuti di infusione, invece delle oltre 3 ore attualmente richieste, con un miglioramento significativo nella qualità del percorso e dell’esperienza di cura del paziente, senza rischi per la sicurezza”. GAZELLE è uno studio clinico di fase IV prospettico, in aperto, multicentrico e a singolo cieco, che ha valutato la sicurezza di obinutuzumab somministrato a pazienti con linfoma follicolare2. Lo studio non interventistico URBAN3 ha avuto invece l’obiettivo di valutare l’efficacia e la sicurezza del trattamento con obinutuzumab-chemioterapia nella pratica clinica di pazienti con linfoma follicolare avanzato in prima linea. Il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) è invece la forma più comune e aggressiva di linfoma non-Hodgkin, rappresentando circa il 40% dei casi di linfomi di nuova diagnosi e, se non trattato, vede un’aspettativa di vita di circa 6 mesi. Il linfoma non-Hodgkin rappresenta quindi una complessa e articolata categoria di tumori del sangue che si possono manifestare con comportamenti estremamente diversi: indolenti o aggressivi. “Dati estremamente incoraggianti arrivano dallo studio di fase I/II NP30179, che ha valutato glofitamab nei linfomi non-Hodgkin recidivati o refrattari (R/R) pesantemente pretrattati – ha detto il Prof. Carmelo Carlo-Stella, Professore Ordinario di Ematologia all’Università Humanitas e capo sezione Linfomi all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas -. I risultati evidenziano tassi di remissioni complete molto più elevati rispetto all’aggiornamento precedente, confermando allo stesso tempo la persistenza nel tempo della durata delle risposte ed il buon profilo di sicurezza del farmaco”.