Long Covid, ancora disturbi per 20% pazienti non ospedalizzati

Evento digitale su situazione Lombardia

GIU 11, 2021 -

Coronavirus Roma, 11 giu. (askanews) – “A distanza di 6 mesi la metà dei pazienti ospedalizzati e il 15-20% dei non ospedalizzati ha manifestato almeno un disturbo post Covid. Parliamo di circa 600 mila persone, che hanno accusato un deficit a livello neurologico, cardiaco o renale e ora abbisognano di una riabilitazione a livello ambulatoriale”. Lo ha evidenziato Sandro Iannaccone, presidente della Società Scientifica Riabilitazione e direttore del Dipartimento di Riabilitazione e Recupero funzionale dell’Ospedale San Raffaele di Milano, nel corso dell’evento digitale organizzato da Fondazione Sanità Futura, AIOP Lombardia e Società Scientifica della Riabilitazione, dal titolo “Post Covid e riabilitazione: innovazioni sanitarie e organizzative”. E’il cosiddetto Long Covid, la sindrome che accusano le persone non vaccinate che hanno contratto il coronavirus in forma sintomatica e che vorrebbero uscirne ma continuano a subirne le conseguenze a distanza di tempo. “Già prima del Covid, il 50% dell’assistenza ambulatoriale era a pagamento e in questo quadro l’ideale sarebbe il day hospital con le persone che potrebbero fare due o tre prestazioni lo stesso giorno, razionalizzando i tempi. Nell’ambito della riabilitazione, come lo è per la campagna vaccinale – ha aggiunto Iannaccone – sono coinvolte anche le aziende private perché si va dalla robotica alla telemedicina, con un utilizzo sempre più rilevante delle nuove tecnologie. Su questi fronti in Italia abbiamo grandi competenze e credo che anche il sistema sanitario si debba adeguare, sia in termini logistici sia economici”. “Vogliamo sensibilizzare la Regione affinché si prenda in carico le problematiche post Covid già emerse – ha detto Dario Beretta, presidente di AIOP Lombardia -. Durante l’emergenza epidemiologica, la Lombardia ha visto oltre un terzo dei ricoveri avvenuti in Italia a causa del coronavirus. Numeri significativi, perché parliamo di circa 100.000 pazienti ricoverati in terapia intensiva o degenza. Una alta percentuale di questi soggetti ha evidenziato dei disturbi motori o neurologici anche severi a causa dell’infezione contratta – incalza Beretta – pertanto è necessario affrontare il tema del Long Covid con grande attenzione ed efficienza, considerando l’apporto fondamentale delle nuove tecnologie, come la telemedicina e la teleriabilitazione”. (segue)