Istituto Espresso: donne e industria caffè, gap ancora evidente

Sondaggio tra le protagoniste che lo vedono come settore dinamico

GIU 10, 2021 -

Enogastronomia Roma, 10 giu. (askanews) – Negli anni la presenza di figure professionali femminili in posizioni manageriali si è fatta più comune, eppure il gender gap è lontano dall’essere colmato. Questa è la fotografia che l’Istituto Espresso Italiano (IEI) ha voluto scattare intervistando un campione di donne che, dalla finanza al marketing, passando per la formazione e la ricerca e sviluppo, lavorano nelle aziende associate, tra le più importanti imprese del settore dell’espresso italiano. Se da un lato, stando alle voci delle protagoniste intervistate, le donne stanno assumendo più potere e riconoscimento, dall’altro l’industria del caffè si caratterizza per una gestione ancora molto legata agli uomini. “Abbiamo voluto condurre una breve indagine interna all’Istituto Espresso Italiano (IEI) per cogliere il sentiment delle donne che lavorano nelle nostre aziende – ha commentato Luigi Morello, presidente dell’Istituto Espresso Italiano (IEI) – se da un lato si evidenzia che il gender gap è un dato di fatto anche nel nostro settore, dall’altro ci auguriamo che l’industria del caffè possa essere più rapida di altre nel colmare le differenze in questo momento di sua evoluzione a livello globale”. L’Istituto Espresso Italiano (IEI) ha voluto sondare come la donna sia attualmente posizionata nel mondo del caffè: per la quasi totalità delle intervistate ci sono ampi margini di miglioramento all’interno della filiera. Nell’indagine si sottolineano anche le leve su cui puntare in futuro per far crescere la presenza femminile. In particolare, dalle intervistate emerge che quello dell’espresso è visto come un settore dinamico, aperto ai giovani con un mercato del lavoro in crescita. Secondo il parere delle professioniste intervistate, per affrontarlo al meglio è necessaria una forte formazione sul caffè e sulla sua intera filiera, unitamente a una preparazione manageriale. Quasi tutte le intervistate giudicano stimolante il lavoro nel settore per il forte scambio culturale che c’è a tutti i livelli produttivi. Il caffè è considerato peraltro anche un veicolo per comunicare una cultura e una ritualità. Gran parte delle intervistate apprezza in modo particolare il connubio tra tradizione e innovazione e anche l’idea di artigianalità ancora insita in un settore comunque di matrice industriale. Filo d’unione tra le interviste raccolte il ruolo della formazione del consumatore, indicata come la strada da percorrere per la crescita del settore del caffè: la narrazione della storia e delle caratteristiche del prodotto assumono sempre più un peso di grande rilevanza. Altrettanto importante potenziare la coesione di tutti gli anelli della filiera (dal campo alla tazzina). Nella classifica stilata dal World Economic Forum emerge il balzo registrato dall’Italia, che ha guadagnato 13 posizioni salendo dal 76° al 63° posto su un panel di 156 Paesi al mondo. La spinta maggiore al miglioramento è venuta dalla politica, dove risultiamo il 41esimo Paese nella classifica, arrivando addirittura al 33esimo posto se si tiene conto delle donne nell’esecutivo. L’altra faccia della medaglia, però, è la partecipazione economica, che ci vede scivolare al 114esimo posto, fra le maglie nere a livello europeo. Nel rapporto viene evidenziato come, nonostante l’Europa occidentale abbia raggiunto una percentuale del 70% della chiusura del gap nel sotto indice economico, ci sono 24 punti percentuali fra l’Islanda con l’84,6% e l’Italia con il 61,9%, il livello più basso della regione. Peraltro, come sottolinea il Wef, i dati che compongono l’indice di quest’anno non fotografano ancora appieno gli effetti della pandemia sull’economia.