Covid, Ricciardi: sanità è a svolta. Sette punti per salvarci

Il Servizio Sanitario ha mostrato tutti i suoi limiti

GIU 10, 2021 -

Coronavirus Roma, 10 giu. (askanews) – “Nel nostro Paese, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha mostrato i suoi limiti, vittima della violenza della pandemia, ma anche delle scelte del passato che hanno sacrificato la sanità in nome dei risparmi di spesa”: così Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Universita’ Cattolica. “Ci vogliono più risorse e innovazione, perché la fragilità del Sistema è apparsa in tutta la sua drammaticità durante questa pandemia. Si deve tornare a investire nella ricerca, perché l’innovazione tecnologica porta esternalità positive in tutte i settori dell’economia”, ha detto presentando il Rapporto Osservasalute. Per Ricciardi, “la sanità nel nostro Paese è a un punto di svolta, le evidenze scientifiche ce lo dicono. E’ necessario che la salute venga messa al centro dell’attenzione della politica. Più risorse sono state alocate ma non c’è un ragionamento sul come. E delinea “sette punti” imprescindibili per il cambiamento. “Primo, il Rapporto Stato-Regioni: abbiamo visto che non funziona, certamente c’è un nodo costituzionale da sciogliere. Viene gestito da una Conferenza Stato-Regioni che ha le stesse norme di funzionamento di un condominio e non ha neanche la necessaria trasparenza degli atti. Poi il rapporto tra medicina ospedaliera e territoriale: i cittadini ad oggi possono rivolgersi solo agli ospedali e in pandemia l’ospedale diventa lo strumento principale di diffusione. Un terzo è l’integrazione tras ociale e sanitario: molti cittadini – ha spiegato Ricciardi – non hanno bisogno di prestazioni sanitarie ma di prestazioni sociali, soprattutto se anziani che escono dall’ospedale e sono soli in casa. Il Rapporto fra pubblico e privato, spesso è un rapporto anomalo. Il ruolo della prevenzione e della preparazione contro le emergenze: lo abbiamo visto, si fa ancora troppo poco. Addirittura alcune regioni non hanno neanche utilizzato le risorse che sono state attribuite nella prima fase della pandemia. Il Ruolo delle competenze professionali e gestionali: in questo momento non ci sono abbastanza medici specialisti e tuttavia abbiamo migliaia di giovani laureati in medicina che non riescono ad accedere alle specializzaioni. Infine la garanzia di uno stabile finanziamento a medio termine”.