Eni, Tribunale: da Descalzi nessun accordo corruttivo in Nigeria

"Condotte che rientrano nell'orbita del suo incarico dirigenziale"

GIU 9, 2021 -

Eni Milano, 9 giu. (askanews) – “Dalla lettura delle condotte specifiche contestate all’imputato Descalzi manca il riferimento, anche solo nella forma attenuata della conspevolezza, alla condotta tipica della partecipazione agli accordi corruttivi”. Lo scrivono i giudici del Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza che, il 17 marzo scorso, portò all’assoluzione “perchè il fatto non sussiste” dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, del suo predecessore Paolo Scaroni e di tutti gli altri 13 imputati nel processo sulla presunta maxi tangente da 1 miliardo e 92 milioni di dollari che sarebbe stata pagata nel 2011 da Eni e Shell per ottenere dal governo della Nigeria il via libera allo sfruttamento del giacimento petrolifero Opl-245. Nel corso del processo, evidenziano i giudici presieduto da Marco Tremolada, “sono stati infatti citati solo comportamenti volti a promuovere, sostenere e decidere l’operazione che ha portato all’acquisizione della licenza, operazione che si è dimostrata essere condotta lecitamente dalle compagnie petrolifere, con la conseguenza che le condotte contestate rientrano nell’orbita dell’attività dell’incarico dirigenziale all’epoca ricoperto” da Descalzi, all’epoca direttore generale della Divisione Expolaration e production del gruppo del cane a 6 zampe.