Milano, 21enne drogata con farmaco e violentata ha rischiato morte

La mattina dopo faceva ancora fatica a riconoscere il fidanzato

MAG 22, 2021 -

Violenza sessuale Milano, 22 mag. (askanews) – Ha rischiato di morire la studentessa universitaria 21enne drogata con uno psicofarmaco della famiglie delle benzodiazepine, il Bromazepam, per essere poi violentata e fotografata da un imprenditore farmaceutico 50enne milanese. Il giorno dopo la violenza, quando dal letto della clinica Mangiagalli ha cominciato a ricordare qualcosa, nel corpo della vittima è stata infatti trovata una quantità di sostanza superiore al quadruplo della dose massima prescrivibile. Per questo l’uomo è accusato anche di lesioni aggravate per avvelenamento e intossicazione. È quanto emerso dalle indagini della Compagnia Milano Porta Monforte dei Carabinieri, guidata dal capitano Silvio Maria Ponzio, che sta ancora cercando di identificare le altre giovani donne, più di quattro, le cui fotografie trovate sul telefono e pc dell’imprenditore fanno pensare siano state vittima dello stesso reato. Lo stordimento della 21enne la mattina dopo la violenza era tale che la ragazza faceva ancora fatica a riconoscere il fidanzato. Si è risvegliata vestita nel suo letto, dove è stata riportata dall’aggressore. Poi ha cominciato gradualmente a recuperare la memoria che l’ha portata a denunciare l’imprenditore e a fornire agli inquirenti dati che hanno permesso loro di verificare la fondatezza del suo racconto. Invitata in azienda con la scusa di offrirle un tirocinio formativo un venerdì pomeriggio, la ragazza è stata poi portata nel grande appartamento del centro dove l’uomo, separato, vive insieme al figlio adolescente e l’anziana madre. Prima le viene offerto un caffè e poi, quando si sente già male, un succo di arancia. A quel punto, secondo la ricostruzione, è collassata. La vittima non ricorda la violenza, ma di essere stata condotta nell’abitazione dell’imprenditore con il pretesto di “vedere dei manager internazionali” che avrebbero potute offrirle ulteriori opportunità lavorative. Si erano conosciuti, tramite terzi, durante una vacanza del manager in Sicilia. Poi le 21enne si era traferita a Milano per studiare ed era stata ricontattata dall’uomo con la scusa dello stage. Durante la violenza ha avuto un barlume di lucidità sentendo l’elastico delle sue mutande battere sulla pelle, ma poi ha di nuovo perso conoscenza. Quando si è visto sotto accusa l’uomo ha cercato di screditare le dichiarazioni della vittima sostenendo che la ragazza gli avesse chiesto 500.000 euro per superare delle difficoltà economiche, ma le evidenze tecniche hanno invece confermato quanto raccontato dalla ragazza. Nel telefono e nel pc dell’imprenditore sono state recuperate fotografie di altre presunte vittime. Le immagini più vecchie risalgono alle fine del 2019, le più recenti a qualche mese fa. L’uomo, la cui azienda si era aggiudicata una fornitura alla Regione Lombardia, millantava l’inesistente titolo di “Alto commissario Covid”. Nella sua abitazione i carabinieri hanno trovato, oltre al farmaco usato per la violenza, anche un lampeggiante blu, un distintivo fasullo del ministero dell’Interno e la riproduzione di un’arma. L’uomo è stato portato a San Vittore e lunedì è in programma l’interrogatorio di garanzia.