Estorsione a prete di Padova, il vescovo: vademecum anti-truffe

Don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati i costruttori di pace

MAG 19, 2021 -

Roma, 19 mag. (askanews) – “La situazione che riguarda un sacerdote anziano della nostra diocesi, fondatore e presidente di un’associazione nazionale di volontariato, ci addolora profondamente, sia per la sua persona, sia per la realtà che rappresenta, ma siamo particolarmente grati alla Guardia di Finanza per il lavoro di investigazione avviato”. Lo ha dichiarato il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, a seguito dell’operazione del Comando provinciale della Guardia di Finanza, che ha portato al fermo e ad altri provvedimenti nei confronti di un gruppo di persone, coinvolte in una truffa ai danni di don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati i costruttori di pace.

Una nota delle Fiamme gialle informava che martedì sono state fermate nelle province di Padova, Venezia e Vicenza undici persone di etnia sinti, sei dei quali arrestati, “in ordine ai reati di circonvenzione di incapace e tentata estorsione ai danni di un anziano sacerdote, fondatore e presidente di una nota associazione nazionale di volontariato con sede a Padova”. Don Albino Bizzotto, in particolare, è stato vittima di “una serie di reiterate e insistenti richieste di denaro da parte degli indagati, i quali sono riusciti ad ottenere elargizioni, nell’arco di due anni, per oltre 370 mila euro, in contanti o mediante la ricarica di carte prepagate”. Le “continue e pressanti richieste di denaro, sia presso la sede dell’associazione in presenza del prelato sia mediante l’effettuazione di circa 14.000 telefonate nell’intervallo temporale compreso tra i mesi di luglio 2018 e luglio 2020, hanno trascinato la persona offesa in un perdurante stato di ansia. Approfittando di ciò, i malfattori hanno adottato un copione ben rodato, costituito da menzogne, quali, a titolo esemplificativo, disgrazie familiari, incidenti, vicissitudini giudiziarie, volte a muovere a compassione l’interlocutore, animato esclusivamente dallo spirito caritatevole di aiutare il prossimo, facendogli credere che l’unica soluzione percorribile fosse rappresentata dall’elargizione di somme di denaro. Successivamente alla presentazione della denuncia-querela da parte del sacerdote, allorquando lo stesso non disponeva più di poteri all’interno dell’ente caritatevole, gli indagati hanno iniziato a formulare vere e proprie minacce, ivi compresa la prospettazione di gesti di autolesionismo”.

“Sappiamo che l’ambito della carità è preso di mira da persone malintenzionate”, afferma il vescovo in una nota. “Da alcuni anni siamo particolarmente vigili verso situazioni di truffe di vario genere operate a danno di sacerdoti. Per questo abbiamo avviato un intenso lavoro di collaborazione con la Guardia di Finanza per cercare di arginare il più possibile il verificarsi di tali evenienze, anche attraverso incontri di formazione specifici con i sacerdoti proprio per evitare che i preti diventino vittime di truffatori e che soldi destinati alla carità vadano a finire in mano di finti poveri o di bande organizzate. Quanto accaduto ci conferma nella necessità di portare avanti sia l’attività di formazione con i preti, sia il percorso di trasparenza nella gestione economica e nei bilanci delle nostre parrocchie. Proprio grazie ad un maggior controllo amministrativo sono emerse situazioni da affrontare con serietà e impegno. Smascherare truffe ed estorsioni non è facile perché ci si trova di fronte a persone particolarmente capaci di impietosire, ma è fondamentale che anche i preti non si sentano soli nelle scelte, specie in quelle che riguardano la gestione dei beni e, soprattutto, che non temano di denunciare laddove si profili l’ipotesi di un reato. Per questa ragione proprio nei mesi scorsi è stato distribuito un piccolo strumento in cui si enucleano in sette punti alcune accortezze da avere nella gestione dei beni, che possono essere utili anche per quelle realtà caritative e di volontariato non ecclesiali guidate da sacerdoti: la necessità della trasparenza nella rendicontazione economica di soldi che sono della comunità e non personali; l’attenzione a una carità intelligente e strutturata; la condivisione delle scelte economiche con gli organismi di comunione (il consiglio pastorale parrocchiale e il consiglio parrocchiale per la gestione economica); la necessità che i prestiti vengano autorizzati e siano sempre documentati; la trasparenza e la tracciabilità di qualsiasi operazione economica, anche quelle caritative, nel rispetto delle normative civili e canoniche. Senza dimenticare che il vescovo, i vicari e gli uffici di Curia, ma anche il Servizio Informazione e aiuto (SINAI) sono a disposizione. Cogliamo anche questa triste occasione per sottolineare ancora di più la necessità della vigilanza e del confronto”.

Oltre agli incontri di formazione con i preti, la Diocesi di Padova lo scorso 14 aprile 2021 ha proposto un incontro pubblico dal titolo “Truffe all’ombra del campanile” per far conoscere maggiormente il problema delle truffe, che riguarda molte categorie fragili (anziani soprattutto) e anche i sacerdoti. Altri servizi informativi sono stati pubblicati dal settimanale diocesano La Difesa del popolo per sensibilizzare sull’argomento.