Fiori selvatici a rischio per carenza di insetti impollinatori

Studio Unipi: calo dal 20 al 50% di semi prodotti

MAG 10, 2021 -

Roma, 10 mag. (askanews) – La diminuzione degli insetti impollinatori provoca un calo dal 20 al 50% dei semi prodotti mettendo a rischio la riproduzione di fiori selvatici e la biodiversità dei nostri panorami. È quanto emerge da uno studio condotto all’Università di Pisa e appena pubblicato sulla rivista ‘Acta Oecologica’.

I ricercatori definiscono questo fenomeno come “depressione da consanguineità”. In altre parole – spiega Unipi – le piante e i fiori selvatici “mal sopportano” il proprio polline e per produrre semi prediligono invece quello proveniente da altri fiori della spessa specie portato appunto dagli insetti impollinatori come api, bombi o farfalle. La ricerca condotta ha richiesto dieci anni di studi preliminari (osservazioni su flora ed impollinatori, raccolta semi, ecologia di germinazione delle specie raccolte) e due anni di sperimentazione effettiva.

“I risultati hanno evidenziato che alcune specie soffrono marcatamente già dopo una prima generazione della mancata impollinazione da parte degli insetti pronubi – spiega Stefano Benvenuti docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali – Questo vale in particolare per quei fiori che nell’evoluzione hanno consolidato stretti rapporti mutualisti ‘specializzati’ e di reciproca dipendenza con determinati impollinatori, conformando la propria corolla alla forma ed alle dimensioni di certi impollinatori”.

“L’eccesso di antropizzazione, unitamente ai cambiamenti climatici in corso – conclude Stefano Benvenuti – penalizzano proprio quei fiori selvatici che sono i principali attori nel determinare l’impatto estetico-paesaggistico degli ambienti rurali. Fiori come speronella, fiordaliso, gittaione, garofanino selvatico o e nigella svolgono una ‘silenziosa terapia del benessere’ mediante i propri sgargianti colori durante le rispettive dinamiche di fioritura. La progressiva antropizzazione del territorio che priva di spazi ecologici gli impollinatori, unitamente a una gestione agronomica estremamente ‘semplificata’, rischiano di determinare una sorta di progressivo ‘abbruttimento’ dei paesaggi rurali rendendoli sempre più poveri di quella componente cromatica che noi percepiamo come bellezza”.