Nel 2022 a Bormio museo di reperti Grande Guerra emersi da ghiaccio

Trovati nel 2015 in una grotta artificiale a quota 3094 metri

MAG 6, 2021 -

Milano, 6 mag. (askanews) – Nel 2020 a Bormio, in provincia di Sondrio, verrà aperto un museo che conterrà reperti della Grande Guerra trovati nel 2015 in una grotta artificiale sulla cima del Monte Scorluzzo (metri 3094), picco che sovrasta il Passo dello Stelvio, in seguito allo sciogliemento del ghiaccio che la ricopriva. Lo assicura Massimo Sertori, assessore a Enti locali, Montagna e Piccoli Comuni della Regione Lombardia, dopo che del ritrovamento si è occupato anche il quotidiano britannico ‘The Guardian’ dal titolo ‘Melting ice reveals first world war relics in Italian Alps’ (Lo scioglimento dei ghiacci riporta alla luce resti della Prima Guerra Mondiale sulle Alpi Italiane) a firma di Angela Giuffrida.

Nell’articolo si ricostruisce l’avvio del progetto di recupero sviluppato dal Parco con il Museo della Guerra Bianca di Temù, la valorizzazione e musealizzazione dei reperti, centinaia e perfettamente preservati dai ghiacci, rinvenuti all’interno di una baracca austro-ungarica. Tra questi letti di paglia, vestiti, lanterne, giornali, cartoline, monete, cibo in scatola e ossa di animale, svuotate del midollo. Saranno esposti, ha aggiunto l’assessore, in un museo di ultima generazione che ospiterà una completa ricostruzione della baracca.

L’articolo compie anche un’analisi sul cambiamento climatico che ha portato al ritrovamento di questi resti per lo scioglimento dei ghiacci e che ricorda il fenomenale ritrovamento nel 1991 di ‘Ötzi’, una mummia risalente a 5.300 anni fa sulla Alpi Ötztal e lo collega ai recenti ritrovamenti sullo Scorluzzo. Proprio la baracca e la caverna scavata nella roccia in cui era posta, sono oggetto di un progetto interdisciplinare e multidisciplinare coordinato dall’Università di Padova che coinvolge numerosi studiosi e che testimonia dell’evoluzione climatica in corso.

“Il clamore suscitato dall’articolo e la diffusione della notizia a livello mondiale – ha commentato Sertori – testimoniano l’eccezionalità del ritrovamento, su cui Regione ha creduto fin da subito investendo importanti risorse in un accordo di programma con i comuni dell’Alta Valtellina per la musealizzazione dei reperti”. “È al contempo – conclude Sertori – testimonianza storica ed evidenza climatica, un unicum a livello di arco alpino”.