Definitive le condanne indagine “Do ut Des”:16 tornano in cella

L'inchiesta del 2016 sul clan mafioso 'Parisi' di Bari

MAG 6, 2021 -

Roma, 6 mag. (askanews) – Sedici persone, condannate in via definitiva dalla Corte di Cassazione a conclusione del processo al clan mafioso pugliese ‘Parisi’ sono state arrestate dalla polizia su disposizione della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Bari perchè devono scontare pene residue che vanno da 3 mesi a 13 anni di reclusione. I sedici soggetti, coinvolti nell’inchiesta “Do ut Des” del 2016 sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto di arma comune da sparo aggravata dal fine di agevolare un’associazione di tipo mafioso, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto e furto in abitazione, illecita concorrenza con minaccia e violenza in concorso ed aggravata dal metodo mafioso, favoreggiamento e minaccia. L’indagine “Do ut Des” documentò l’operato criminale del sodalizio mafioso denominato clan “Parisi”, operativo a Bari e in alcuni comuni della provincia che, attraverso il capillare e sistematico controllo del territorio, ha gestito in situazione di monopolio numerose attività illecite; l’egemonia del clan nelle area di influenza era sviluppata in maniera variegata, anche attraverso il monitoraggio e la gestione degli alloggi di edilizia popolare e, soprattutto, attraverso l’infiltrazione all’interno dei cantieri edili. L’indagine ha portato alla luce un sistema che vedeva gli stessi imprenditori edili interagire direttamente e senza alcuno scrupolo, con i vertici del clan pur di ottenere commesse ed impiego, alterando in maniera significativa le regole di mercato e della libera concorrenza.

Le condanne confermate nei giorni scorsi dalla Suprema Corte di Cassazione, che ha accolto in massima parte quelle comminate dalla Corte di Appello di Bari, riguardano gli esponenti apicali del clan Parisi, compreso l’indiscusso capo dell’organizzazione criminale indagata, raggiunto dalla notifica del provvedimento mentre si trova detenuto nella Casa Circondariale di Terni per la stessa causa.