Covid, Studio Cesvi: aumento del 30% tentativi autolesionismo e suicidio

Preoccupa anche aumento della violenza sui minori

MAG 4, 2021 -

Roma, 4 mag. (askanews) – Il Covid-19 ha rappresentato “un potente fattore di rischio per il maltrattamento all’infanzia: un quadro tanto più preoccupante se si considera che il fenomeno emergerà in tutta la sua portata solo quando la pandemia sarà conclusa”. Queste le conclusioni alle quali è giunta la IV edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia curato da Fondazione Cesvi, presentato oggi. In una situazione di “sofferenza generalizzata, – si evince dal Rapporto – la futura generazione è messa gravemente a rischio ed è necessario adottare, quanto prima, un intervento multidimensionale di medio e lungo termine per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento, oltre a quelle di cura della salute mentale per evitare che il trauma da Covid-19 accresca il fenomeno”. Il Cesvi che parla apertamente di “trauma collettivo da Covid-19”, nota poi che “ad aggravare il quadro complessivo della situazione di bambini e adolescenti in Italia, c’è il dato riportato dall’Indice che riguarda l’impatto del Covid-19 sulla loro salute mentale: in generale c’è stato un aumento nelle richieste di aiuto psicologico per bambini/e e ragazzi/e e si è registrato un aumento dei tentativi di suicidio di ragazzi/e, specie durante la seconda ondata della pandemia: dall’ottobre del 2020 fino ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte degli adolescenti”.

Se il 43% degli italiani ha riportato un peggioramento della salute mentale nell’ultimo anno, l’edizione di quest’anno dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia evidenzia, importanti criticità e l’immagine di un’Italia a due velocità: al Sud il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è generalmente carente o di basso livello. Le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Sicilia (19°), Calabria (18°) e Puglia (17°). La regione con maggior capacità di fronteggiare il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è il Trentino-Alto Adige che quest’anno per la prima volta supera l’Emilia-Romagna, grazie ad un netto distacco dalla media nazionale rispetto ai fattori di rischio. L’Emilia-Romagna, pur confermandosi la regione con il sistema più impegnato nella prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, perde la prima posizione dopo tre anni sul podio, a causa di un peggioramento dei fattori di rischio. Seguono Friuli-Venezia Giulia (3°), Veneto (4°) e Umbria (5°). Roma, 4 mag. (askanews) – Quest’anno, nessuna regione nel cluster delle regioni “reattive”, ovvero che rispondono alle elevate criticità nei fattori di rischio con servizi al di sopra della media nazionale: la Sardegna è arretrata sulla media nazionale per i servizi, mentre l’Umbria ha registrato un miglioramento nei fattori di rischio che l’ha collocata al di sopra della media nazionale. Tra le regioni “virtuose” – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – oltre all’Umbria, troviamo sei delle sette regioni della precedente edizione dell’Indice (Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana) insieme alla Valle d’Aosta e al Piemonte. Tra le regioni “stabili” si trova solo la Lombardia.

“Questa quarta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia – la affermato la Presidente di Fondazione Cesvi, Gloria Zavatta – offre una lettura del fenomeno sia strutturale, relativa alla situazione pre-pandemica, sia emergenziale rispetto al considerevole impatto che la pandemia sta producendo e produrrà in futuro. Per tale motivo, se alcune considerazioni di carattere sistemico, come la necessità di disporre di dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia nel nostro Paese e ridurre il divario sociale ed economico delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Socioassistenziale), mantengono comunque la loro validità, – ha concluso la Zavatta – altre di natura emergenziale rispetto al trauma da Covid-19 inducono a proporre iniziative specifiche di protezione della salute mentale delle persone e, quindi, anche del benessere e della sicurezza dei bambini”.