Terra: Delusi da Pnrr. A Roma importante passo avanti

Non si è cambiato nella filosofia degli interventi

APR 28, 2021 -

Roma, 28 apr. (askanews) – Delusione dall’impianto del Pnrr ma presa d’atto che almeno nella capitale d’Italia “un primo passo in avanti” è stato compiuto nella direzione di una effettiva politica del cibo e della “agroecologia”. A esprimere la posizione di “Terra”, associazione nata 2008 e che si occupa di “agricoltura sociale” con progetti che vanno da Lampedusa a Genova, è il ricercatore Francesco Paniè intervistato da Askanews.

“Partiamo dalle belle notizie – afferma Paniè – visto che proprio ieri l’assemblea capitolina ha approvato una delibera per l’attuazione di una “Politica del Cibo” per Roma Capitale, la cosiddetta “Food Policy” che impegna la più grande città italiana e chi la governa, a valorizzare le risorse locali, combattere il consumo del suolo, aumentare l’occupazione qualificata e giovanile sia nella fase di produzione agricola sia in quella di distribuzione, favorendo il contatto diretto tra produttore e consumatori con le filiere corte”. Ad esprimersi subito in maniera positiva sul voto era stato ieri anche il Cursa, il consorzio tra diverse università che aveva parlato di un “ultimo tassello di un lavoro portato avanti in questi anni da diverse associazioni, ricercatori universitari, reti e singole personalità riuniti nel ‘Consiglio del Cibo’, espressione avanzata della società civile, come avviene in molte città europee e mondiali”. “Sottolineo – ha affermato Paniè – l’importanza del voto unanime e trasversale visto che ha raccolto consensi da destra a sinistra. Ma siamo consapevoli – ha subito aggiunto il ricercatore – che è stato scritto solo un primo, importante capitolo di una storia ancora da concludere. La delibera, comunque, impone agli amministratori cittadini di pianificare le politiche del cibo a Roma. Questo significa tante cose come l’occuparsi delle tante terre di proprietà dell’amministrazione ma lasciate in totale abbandono e che potrebbero essere affidate a giovani agricoltori o cooperative, degli sprechi alimentari che hanno una incidenza altissima, come nelle mense scolastiche, della crisi dei mercati rionali. Insomma una galassia di questioni che aspetta una messa a sistema con un piano pubblico sostenibile e sociale, oltre che economico, con filiere più corte e cibo più pulito per i cittadini. Problemi ancora enormi ma che vedono un inizio di soluzione. Basti citare che non si dispone ancora neppure di un censimento sullo spreco alimentare in città, o che per l’affidamento delle terre pubbliche mancano bandi da molti anni. Comunque, ripeto, siamo ad un punto di ripartenza anche perché nella delibera approvata ieri è previsto l’obbligo entro due mesi di istituire una Consulta del cibo. Una struttura importantissima di consultazione e decisione dal basso che prevede la partecipazione di associazioni e realtà legate alla cittadinanza”. Dire che, almeno in questo, Roma è capofila in Italia. Entro sei mesi, poi, c’è l’impegno a costruire un Piano del cibo per la città e se entro fine anno fosse approntato, si tratterebbe di un passo storico. Noi comunque vigileremo e continueremo a pungolare per questo”. Roma, 28 apr. (askanews) – Eppure Roma è tra i più grandi Comuni agricoli d’Europa, con una superficie agricola totale di 57.948 ettari, pari a circa la metà dei 128.530 ettari totali. Questo mentre nel territorio di Roma Capitale sono presenti circa 2.656 aziende agricole, 127 mercati rionali, oltre 55 Gruppi di acquisto Solidale (GAS) ed esperienze consolidate di economia sociale e solidale e distribuzione alternativa. Più articolata la riflessione sul Pnrr. “A ben guardare, l’idea di transizione del settore primario che emerge dal piano non ci convince affatto. – afferma il ricercatore di Terra – perché i fondi del Piano andranno a finanziare massicciamente l’installazione di impianti di biometano e l’applicazione di pannelli solari sui tetti degli allevamenti intensivi. Secondo il Pnrr, il fotovoltaico sarebbe perfino in grado di portare benefici per il benessere animale… Noi abbiamo un’altra idea in merito. Non è così che si affronta il taglio delle emissioni prodotte da sistemi agricoli e zootecnici intensivi. Questa industria è la principale responsabile delle emissioni di metano e protossido di azoto in Italia, concentra gli animali a migliaia in capannoni bui e li nutre con mangimi provenienti spesso dalla deforestazione tropicale. Allora questa degli allevamenti intensivi è un’industria tutta da riformare con un piano di conversione produttiva: la trovata del biometano e dell’agrivoltaico, invece, inventa una nuova forma di incentivo a queste strutture, che potranno perfino darsi una pennellata di verde”. Ma cosa non vi convince ancora? “Nel Pnrr manca, infine, ogni riferimento all’agroecologia, concetto chiave per immaginare la trasformazione in senso ecologico dell’agricoltura. Occorre tracciare la via per una vera transizione ecologica del sistema alimentare, che questo Piano nazionale non sembra cogliere affatto”. In ultimo, come spiegherebbe in poche parole cos’è l’agricoltura sociale che voi proponete? “E’ quella parte specifica di chi si occupa di mondo agricolo – e che è andata crescendo negli ultimi decenni – ad alto contenuto di servizio al cittadino e che non punta soltanto alla redditività del prodotto ma anche al benessere del pianeta e di chi ci vive. Un mondo che vede nel suo orizzonte anche il ‘sociale’, appunto, come ad esempio l’inserimento lavorativo dei migranti, la giustizia sociale, la lotta agli sfruttamenti e l’educazione al cibo e al consumo, a partire dalle scuole. Per questo, forse, – conclude Paniè – si spiega anche la giovane età di chi aderisce. Giovani agricoltori sostenuti anche da una tensione ideale per aiutare le proprie comunità a capire che missione sociale e agricolture sono realtà da intrecciare sempre più strettamente per il bene di tutti e del pianeta”.