Salute, ad Ancora chirurgia al vapore acqueo per cura prostata

Metodo mininvasivo al Villa Igea. Riduce volume ghiandola del 40%

APR 14, 2021 -

Roma, 14 apr. (askanews) – L’iperplasia prostatica benigna (IPB), una patologia che viene diagnosticata ogni anno a più di sette milioni di uomini in Italia, si può trattare con una metodica mininvasiva che utilizza il vapore acqueo. Si tratta della tecnologia Rezum, introdotta a metà marzo dall’Unità Operativa di Urologia Robotica e Mini-invasiva di Villa Igea (Gruppo Policlinico Abano) ad Ancona, la prima struttura ad averla adottata nella Regione Marche.

L’ipertrofia prostatica benigna colpisce l’80% degli over 50 e si manifesta con l’aumento volumetrico della prostata, la piccola ghiandola attraverso cui passa l’uretra, il condotto che dalla vescica porta l’urina verso l’esterno. Quando la prostata si ingrossa, viene ostacolata la fuoruscita dell’urina con conseguenti problemi di minzione e di ristagno e un aumentato rischio d’infezione. La patologia è progressiva, peggiora con il tempo e, se non adeguatamente trattata, può provocare danni permanenti alla vescica.

La metodica è indicata per casi lievi, moderati e gravi e per pazienti che non rispondono o non tollerano la terapia farmacologica e desiderano mantenere sia la funzione erettile che quella eiaculatoria. “Abbiamo nuove armi per combattere questo problema della salute maschile, spesso trascurato e taciuto da molti uomini per l’imbarazzo che provoca”, spiega Angelo Cafarelli, direttore dell’Unità Operativa di Urologia Robotica e Mini-invasiva della Casa di Cura Villa Igea, uno dei principali reparti di riferimento nel centro Italia per la cura dell’IPB.

“Questa nuova tecnologia – aggiunge lo specialista – utilizza energia termica sotto forma di vapore acqueo, che viene iniettato attraverso l’uretra nella prostata con una procedura endoscopica non invasiva, della durata di 5-10 minuti, grazie all’utilizzo di una sonda di pochissimi millimetri di diametro. Il vapore si disperde nello spazio tra le cellule tissutali e, contemporaneamente, si raffredda e si condensa. A contatto con il tessuto prostatico, il processo di condensazione libera l’energia termica immagazzinata nel vapore e determina la naturale eliminazione delle cellule in eccesso attraverso il normale metabolismo corporeo, riducendo così, nelle settimane successive all’intervento, il volume del tessuto prostatico che occlude l’uretra fino al 40%”. (Segue)