Rolfi(Lombardia): agricoltura italiana più sostenibile d’Europa

Lo evidenzia un'indagine della Fondazione Symbola

APR 8, 2021 -

Milano, 8 apr. (askanews) – L’Agricoltura italiana è tra le più sostenibili in Europa, con una quantità di emissioni pari a 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, nettamente inferiori a quelle di Francia (76 mln), Germania (66 mln), Regno Unito (41 mln) e Spagna (39 mln). Il settore ha ridotto del 20% l’uso di pesticidi (2011-2018), a fronte di un aumento negli altri paesi europei (Francia e Germania) ha aumentato l’utilizzo e la produzione di energie rinnovabili e ha ridotto i consumi di acqua. Lo ha sottolineato in una nota l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia, Fabio Rolfi, in relazione a un’indagine della Fondazione Symbola.

“L’agricoltura italiana è la più sostenibile d’Europa sotto il profilo ambientale e ha già raggiunto alcuni obiettivi indicati dalla ‘Farm to fork” ha commentato. “Tra gli esempi più qualificanti – ha sottolineato – c’è la consistente riduzione dei prodotti fitosanitari. Chi descrive l’agricoltura come una delle principali fonti di inquinamento sbaglia. Il processo di sostenibilità, infatti, è in atto da anni soprattutto nei settori più intensivi come le coltivazioni e la zootecnia della Pianura padana” ha aggiunto.

“I numeri – ha continuato Rolfi – servono per difendere il comparto da attacchi ideologici strumentali e sostenere con più forza i processi di innovazione e modernizzazione”. “Dobbiamo poter coniugare produttività e ambiente – ha continuato – e sfruttare le agroenergie, strumenti che consentono di chiudere il cerchio dell’economia circolare fornendo reddito integrativo alle aziende. Solo così si trasformano le imprese agricole in agro raffinerie totalmente ecologiche e virtuose”. “Serve inoltre aumentare i processi di assistenza alle aziende e di formazione degli agricoltori – ha puntualizzato – partendo dalle giovani generazioni, per rendere ancora più virtuose le nostre attività produttive”.

“Una applicazione ideologica e piatta del green deal rischia di fare danni perché non tiene in considerazione i diversi punti di partenza dei vari Paesi europei. L’agricoltura lombarda e quella italiana hanno numeri diversi rispetto a quella di altre zone del continente. Per questo – ha concluso l’assessore – necessitano di applicazioni differenziate”.