Criminalità, gip: omonimia con cosche per fare estorsioni

L'ordinanza chiesta dagli aggiunti Ilaria Calò e Lucia Lotti

MAR 23, 2021 -

Roma, 23 mar. (askanews) – “In termini di pericolosità non può sottacersi come i tre fratelli Piromalli al fine di imporre la loro caratura criminale nel quartiere Alberone abbiano fatto ricorso alla omonimia con la nota cosca di ‘Ndrangheta di Gioia Tauro, sottolineando i continui viaggi fatti in Calabria. L’abusivo esercizio dell’attività di credito, oltre a far ottenere ai Piromalli un illecito profitto, ha fornito loro anche l’occasione per radicare la loro immagine nel quartiere Alberone, imponendosi quali persone cui ‘si deve porta’ rispetto’ ‘con cui è meglio non avere a che fare'”. Così scrive il gip del tribunale di Roma, Nicolò Marino, nel motivare le esigenze cautelari nell’ordinanza che ha portato a 5 arresti per accuse, a vario titolo, di usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, esercizio abusivo dell’attività finanziaria nella zona dell’Alberone.

Gli arrestati hanno dimostrato “spiccata capacità di organizzarsi, di relazionarsi con numerose vittime, irretite e poi poste nella condizione di non potersi ribellare, ma anche di confidare in una rete di aderenze e di controllo del territorio del quartiere Alberone efficace al mantenimento delle attività illecite, con il recupero di asfissianti interessi usurari”. Secondo gli investigatori il sistema dell’usura prevedeva la concessione a svariate vittime, quasi tutti piccoli imprenditori della zona, di somme di denaro da restituire a interessi che oscillavano tra il 60% e il 240 per cento su base annua; in occasione dei mancati pagamenti o dei ritardi – per i quali venivano prospettati dei ‘rimproveri’ – il denaro veniva riscosso dietro minacce e violente estorsioni, in molte circostanze ricorrendo al contributo di un arrestato che veniva utilizzato dalla famiglia come ‘braccio armato al loro servizio.

In tal senso chi indaga ricorda l’aggressione, anche con l’uso di armi ai danni di un carabiniere che aveva chiesto ad uno dei Piromalli di spostare l’auto parcheggiata che occupava il posto di una vicina disabile. “In molte conversazioni captate e negli stessi racconti delle persone offese risultano le minacce e le violenze, poste in essere con vere e proprie spedizioni punitive in danno delle vittime di turno”. In carcere sono finiti Francesco, Carmine e Giuseppe Piromalli, Mario Porta e Paolo D’Amore e ad eseguire le misure cautelari gli agenti della Squadra mobile coordinati dai procuratori aggiunti Ilaria Calò e Lucia Lotti, con i pubblici ministeri Giovanni Musarò e Giulia Guccione.