Ambiente, Cipparone (Cursa): su parchi Italia ha deficit culturale

A 30 anni da legge istitutiva parchi pensare a bilancio e prospettive

MAR 17, 2021 -

Roma, 17 mar. (askanews) – Si fa un gran parlare, anche in Italia, di “transizione ecologica”, “via green”, salvaguardia della natura ma, di fatto, a prevalere e a bloccare ogni vero passaggio verso una nazione che punti veramente al benessere del proprio territorio e di chi lo abita, “c’è un profondo e radicato deficit culturale, di passione e di visione che, ovviamente non può che riverberarsi sulle scelte del decisore politico”. Insomma, se non siamo all’anno zero, non ci siamo molto distanti. Un esempio concreto? I parchi e le riserve naturali “sotto-utilizzate nelle loro immense potenzialità e ancora ai margini della vita delle comunità” malgrado si è arrivati ormai a festeggiare i 30 anni dal varo della legge istitutiva dei parchi nazionali italiani. A fornire un quadro con molte ombre è uno dei “grandi vecchi” dell’ambientalismo italiano, Maurilio Cipparone, responsabile per il Cursa (Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente) del progetto “Natura e benessere”.

“Da sempre – direi dalla preistoria – la natura è un elemento fondamentale per la vita, l’alimentazione e, più in generale, per il benessere umano. Ricordo a tutti che per l’Organizzazione mondiale della sanità la salute non è solo assenza di malattie ma il benessere sociale, culturale, ambientale in cui si vive, ed è quello che solo la natura riesce a dare in modo incommensurabile. – dice Cipparone ad Askanews – E’ inutile poi ricordare cosa il rapporto con la natura può dare a ogni essere umano, sotto l’aspetto psichico e fisico, ad esempio con una semplice passeggiata in natura. Ormai è internazionalmente riconosciuto che bastano anche due ore di passeggiata in un parco per produrre effetti positivi sulla salute delle persone a tutti i livelli ed è fondamentale per lo sviluppo sano e equilibrato della persona. E questo vale soprattutto per la salute dei bambini e per la loro crescita sana ed equilibrata. Da qui dovrebbe nascere la consapevolezza che il contatto tra gli essere umani e la natura va annoverato tra i diritti dell’uomo e non tra i privilegi di alcuni”.

D. – Lei è a capo di una campagna legata proprio alla simbiosi tra natura e benessere umano.

CIPPARONE – “E’ ormai operativa una Campagna mondiale ‘Parchi sani, gente sana’ che si sta sviluppando in moltissimi paesi e che vuole portare l’opinione pubblica ad essere consapevole di questo fattore inscindibile. In Italia, invece, abbiamo voluto provilegiare il tema dei parchi, della natura e dei bambini. Da qui è nato il progetto ‘Natura e benessere’ che sta sviluppando una strategia condivisa per combattere, ad esempio, anche le video dipendenze. Pochi sanno che abbiamo i bambini con i maggiori problemi di obesità in Europa. E questo grazie anche alle 40 ore di media alla settimana che passano davanti allo schermo, con tutto ciò che questo comporta come impatto anche sulla sfera cognitiva dei più piccoli”.

D. – I parchi e le aree protette in Italia possono svolgere un ruolo importante in questo senso? CIPPARONE – “Direi che i parchi hanno delle potenzialità infinite ma, senza mezzi termini, direi che c’è pochissimo interesse per il loro sviluppo e la loro gestione. I Parchi vengono portati avanti solo grazie alla passione di chi li gestisce. Ho contribuito a fondare realtà come Greenpeace, e questo solo per dire che ho una certa esperienza nel campo dovuta anche all’età, esperienza che mi porta a constatare che, salvo poche eccezioni, in Italia ancora non esiste una cultura dell’area protetta come c’è, ad esempio, in paesi come il Canada o gli Usa. In questi paesi i parchi sono considerati palestre e laboratori liberi e accessibili a tutti ma questa cultura nel nostro paese non è mai sbocciata e tantomeno ha raggiunto le alte sfere del governo”.

D. – La pandemia cosa ha cambiato in questo senso? CIPPARONE – “Ora siamo tutti chiusi in casa e ci rendiamo conto in modo più vivido che bisognerebbe arrivare a quella che molti definiscono una rivoluzione verde. Invece, ancora oggi, non c’è la possibilità di creare o svolgere, nei fatti, una attività lavorativa nei nostri parchi. Se, insomma, un giovane volesse trovare uno sbocco lavorativo, per le sue competenze e passioni, in un parco non lo potrebbe fare. Proprio il Covid ci potrebbe far capire l’importanza dell’ambiente per la salute di tutti e, quindi, dare nuovo slancio e funzioni alle aree protette”.

D. – Cosa propone in un momento come questo? CIPPARONE – “Un momento come questo non si identifica solo con il Covid. Ad esempio, siamo alla vigilia dei 30 anni dalla legge istitutiva dei parchi nazionali in Italia. Non sarebbe il caso di avviare una riflessione su cosa abbiamo fatto in questi trent’anni? Quali sono stati i punti di forza e di debolezza e cosa vogliamo fare nei prossimi 30 anni? Nel nostro piccolo almeno imitare ciò che è accaduto, per simili circostanze, in un parco come quello di Yellostone, dove si sono addirittura pianificati i prossimi cento anni. Qui non mi pare che ci sia alle viste una cosa del genere. Per questo mi vien da pensare che ci troviamo ancora nel bel mezzo di un ‘canion culturale’…”.