Stop sci, Magnani (Cimone): situazione irreale, era tutto pronto

Oltre 50 km di piste, operatori al lavoro anche dalla Puglia

FEB 15, 2021 -

Bologna, 15 feb. (askanews) – Quando il ministro della Salute ha firmato lo stop alla riapertura degli impianti sci, domenica sera, i gatti delle nevi erano in azione sulla pista principale del Cimone, sulla Lamaccione, sulla Passo del Lupo e sul raccordo per le Polle. Al Rifugio dello sciatore stavano pulendo i tavoli e preparando la cucina in vista dell’apertura all’alba, con grande apprensione per l’arrivo dei primi sciatori, a un anno dallo stop per l’emergenza Covid-19. Improvvisamente sui telefoni di metà comprensorio, il più grande dell’Appennino emiliano, compare il messaggio: domani hanno chiuso, non si lavora. “E’ una situazione veramente irreale” sono le uniche parole che il presidente del Consorzio del Cimone, Luciano Magnani, presidente emerito dei maestri di sci italiani, si sente di dire.

Due weekend consecutivi da “tutto esaurito”: famiglie, camminatori, alpinisti, giovani e anziani si danno appuntamento in montagna, per evadere un po’ dalle città e, soprattutto, per prepararsi alla grande apertura già annunciata per il 15 febbraio. “Per tutto l’anno abbiamo dimostrato che qui in montagna le regole si rispettano. Sacrifici, debiti, molta dignità: così abbiamo accettato ogni decisione che è venuta da Roma – spiega uno dei gestori del rifugio – ma questa volta è davvero troppo. Anzi è ridicolo. Abbiamo con fatica deciso di riaprire; abbiamo assunto persone per la stagione, anzi mezza stagione; abbiamo rinnovato i locali; ci sono nostri collaboratori che vengono dalla Puglia e alcuni dalla Romagna”.

“Mai avrei pensato che 12 ore prima dell’apertura il governo e il ministro Speranza bloccassero l’apertura agli impianti” prosegue Magnani che governa una squadra di 150 maestri di sci, e diverse decine di operatori che fanno funzionare 22 impianti e rendono operativa una rete di oltre 50 chilometri di piste. “Una presa in giro per gli operatori che lavorano, per le stazioni sci e per tutti quelli che avevano già prenotato e magari preso anche leferie. Mi sembra un sogno”. Più che un sogno, un incubo.

Quest’anno sui duemila metri del Cimone, a Sestola in provincia di Modena, sono caduti oltre due metri di neve: una situazione mai vista negli ultimi dieci o quindici anni. Il Covid-19 ha frenato ogni illusione, costringendo a posticipare sempre un po’ più in là la ripartenza delle seggiovie. Ma questa era la volta buona. “Abbiamo lavorato per un una settimana – continua il presidente del consorzio Cimone – per mettere le reti protezione, per rendere sicuri gli accessi; decine di operatori sui gatti delle nevi hanno lavorato ininterrottamente per ore per battere le piste. E oggi sono tutte vuote. Mi spiace tanto, ma da Roma non ci aspettavamo una delusione del genere, a 12 ore dalla riapertura. Il Governo riempie piazze e lascia liberi i centri storici delle città e qui in montagna, dove la situazione è assolutamente sicura e tranquilla, è vietato praticare uno sport assolutamente innocuo. Questa è l’Italia”.

Il 5 marzo potrebbe arrivare il via libera per far partire la stagione invernale. Anche se qui ormai non ci crede più nessuno. “Con i ristori e riaprendo oggi avremmo potuto affrontare quel che resta della stagione – conclude Magnani – Potendo sciare fino a Pasqua avremmo potuto recuperare almeno il 25% del fatturato, ma così è davvero dura. Non so se ce la faremo”.