In Basilicata i cinghiali da problema diventano un’opportunità

Con la realizzazione di una filiera delle carni di cinghiale lucano

FEB 4, 2021 -

Roma, 4 feb. (askanews) – I cinghiali, da problema a opportunità. Prende corpo il primo progetto pilota voluto dal Dipartimento Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata per la realizzazione di una filiera delle carni di cinghiale lucano. Alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Fanelli, la società FMF di Picerno, ha conferito i primi cinghiali, prelevati dai selecontrollori, al centro di lavorazione selvaggina nella zona industriale di Tito. Un appuntamento che segna concretamente l’avvio del progetto regionale partito a settembre 2020 a seguito di avviso pubblico, finanziato con un investimento di 150 mila euro. Un importante passo in avanti frutto anche della delibera approvata il 12 gennaio scorso, sempre dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore Fanelli, contenente i piani di gestione della specie Sus Scrofa che prevede il piano annuale per la caccia di selezione per l’anno 2021, e il piano di controllo triennale 2021-2023.

“La presenza di numerosi cinghiali in alcune aree della Basilicata – afferma Fanelli – determina danni pesantissimi a tante aziende agricole ed è causa di gravi incidenti stradali. Per questa ragione, oltre alle misure ordinarie, come il piano di controllo, abbiamo messo in campo una serie di azioni che ci consentono di guardare al futuro con maggiore fiducia. Con il conferimento si avvia il processo di trasformazione che consentirà all’azienda che si è aggiudicata l’avviso pubblico di poter realizzare prodotti di qualità a base di carne di cinghiale e di proporli sul mercato locale, nazionale ed internazionale”.

“Con questo progetto di filiera – sottolinea Fanelli – abbiamo provato a trasformare un problema in una opportunità economica. Un importante contributo alla riduzione della presenza di cinghiali sul territorio e inoltre diamo la possibilità a un’azienda lucana di crescere facendo viaggiare in tutto il mondo un prodotto lucano di qualità”.

“Ovviamente tutto questo non basta. Stiamo già pensando ad altre misure sulla prevenzione e aspettiamo, però – conclude Fanelli – che anche il governo nazionale faccia la sua parte”.