Annata scarica per l’olio di oliva, Puglia dimezza produzione

Assitol: qualità inferiore attese, quantità in netto calo nel mondo

FEB 3, 2021 -

Roma, 3 feb. (askanews) – Produzione olivicola in netto calo, soprattutto nelle regioni del Sud Italia, con la Puglia che dimezza i quantitativi. Buono invece l’andamento nelle regioni del Centro ed in quelle del Nord. Consumi in aumento del 6%, ma la qualità dell’olio è inferiore alle attese di inizio campagna a causa dei problemi meteorologici e delle infestazioni che hanno inciso sulla qualità delle olive e dunque dell’olio. E’ questo il primo consuntivo della campagna 2020-2021, delineato da Assitol, l’associazione italiana dell’industria olearia. L’annata di scarica della produzione olivicola non ha riguardato solo l’Italia, ma ha coinvolto tutto il Mediterraneo, in particolare i Paesi extra-europei. E, secondo Assitol, la disponibilità mondiale di olio d’oliva ha registrato una diminuzione di circa il 7%.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo le stime degli imprenditori la Puglia, che in genere produce il 40% dell’olio nazionale, ha visto dimezzare i suoi quantitativi. Situazione analoga per la Calabria, regge l’urto la Sicilia. Molto bene l’Umbria e la Toscana, che hanno registrato una crescita a due cifre, come pure le Marche.

“Si confermano le prime stime che Assitol aveva elaborato all’inizio della campagna – commenta Andrea Carrassi, direttore generale di Assitol – in Italia la produzione di olio d’oliva si attesta sulle 250mila tonnellate, con una decisa riduzione nei territori del Mezzogiorno, tradizionalmente olivicoli, e con qualche sorpresa a Nord”.

Nelle campagne più favorevoli, la produzione nostrana difficilmente supera le 350mila tonnellate ed è quindi del tutto insufficiente rispetto al nostro fabbisogno interno ed estero, pari nel complesso a quasi un milione di tonnellate. Tuttavia, nel 2020 i consumi di extra vergine, in particolare quelli domestici legati al lockdown e alle restrizioni da Covid-19, sono addirittura aumentati di circa il 6%. Colmare il consueto gap produttivo, rispondendo ad una domanda più vivace, è risultato più complicato negli ultimi mesi, poiché l’annata di scarica interessa tutto il Mediterraneo, in particolare i Paesi extra-europei.

Secondo Assitol, la disponibilità mondiale di olio d’oliva ha registrato una diminuzione di circa il 7%. Del resto, la variabile meteorologica ha in parte smentito le previsioni sulla produzione iberica, che attribuivano alla Spagna la leadership di mercato: nelle scorse settimane, la tempesta “Filomena”, che ha portato gelo e neve, ha colpito buona parte del territorio spagnolo, danneggiando le coltivazioni. In Portogallo, gli ulivi hanno sofferto per una grave infestazione fungina e la quantità di olio prodotta ne ha risentito.

Ma non è solo la produzione ad avere tradito le attese. I fenomeni meteorologici, uniti all’annata di scarica, infatti, hanno inciso sulla qualità dell’olio, rivelatasi inferiore alle aspettative di inizio campagna in diverse aree. La problematica ha interessato in particolare i blend, prodotti dai grandi marchi italiani, che hanno sviluppato la capacità “sartoriale” di abbinare oli di provenienza e gusto diversi, creando prodotti unici, “cuciti” sul gusto dei consumatori.

“Le aziende – spiega Carrassi – hanno riscontrato maggiori difficoltà nella ricerca e nella selezione di materia prima qualitativamente migliore, che quest’anno ha costi di produzione ancora più alti”. Va rilevato che, nonostante l’annata di scarica e gli imprevisti meteorologici, il segmento agricolo della filiera, in particolare quello nazionale, ha molto lavorato per garantire oli di buon livello qualitativo.

“Per queste ragioni – aggiunge – riteniamo sia giusto riconoscere l’impegno di quegli olivicoltori che, in un quadro così delicato, sono riusciti ad assicurare alle nostre aziende materia prima di qualità. In tal senso, consideriamo fondamentale l’apporto dei nostri interlocutori commerciali, chiamati a valorizzare tale impegno, in un’ottica di sostenibilità economica per tutti gli attori della filiera. A nostro avviso, soltanto così sarà possibile garantire ai consumatori, soprattutto a quelli italiani, molto esigenti sugli acquisti alimentari, la consueta qualità degli oli, che le nostre aziende rendono disponibili al consumo”.