Covid-19, Cauda: terapie monoclonali efficaci, accelerare impiego

L'infettivologo spinge per autorizzarne l'uso anche in Italia

FEB 2, 2021 -

Roma, 2 feb. (askanews) – In Italia non sono stati ancora autorizzati, ma ora l’Aifa e il governo stanno spingendo per autorizzare il prima possibile gli anticorpi monoclonali come terapia per combattere la malattia Covid-19.

Di sicuro gli elevati costi scoraggiano l’applicazione, ma alla lunga il “risparmio” nelle degenze in ospedale e nelle terapie intensive, oltre che sulle vite umane che non hanno prezzo, potrebbero spingere l’autorità competente a procedere in tal senso.

Ad Askanews il professor Roberto Cauda, infettivologo e ordinario di Malattie Infettive dell’Università Cattolica, spiega l’efficacia della terapia e invita ad accelerare la procedura. “Gli anticorpi monoclonali sono stati già largamente impiegati e con notevole successo in patologie umane, in particolare in oncoematologia, in reumatologia e nei trapianti. Con la Covid-19 – spiega l’infettivologo – gli anticorpi monoclonali trovano una loro ragione di impiego dal momento che non c’è un farmaco antivirale specifico e quelli di cui oggi noi disponiamo sono farmaci non specificamente designati per bloccare il virus responsabile di Covid-19 ma in qualche modo adattati e i risultati sono stati in genere al di sotto delle aspettative”.

“Gli anticorpi monoclonali – prosegue il prof. Cauda – sono stati in questi mesi studiati e prodotti e sono diretti verso componenti essenziali del virus, sia per l’entrata del virus all’interno delle cellule, sia per la sua replicazione. In particolare gli anticorpi monoclonali riconoscono delle specifiche parti che compongono lo spike, che quella parte del virus riconosciuta dalle cellule che permette l’entrata del virus, e poi anche altre componenti essenziali per la replicazione”.

Il presidente di Aifa, Giorgio Palù, ha recentemente sottolineato come in questo periodo di difficoltà per i ritardi sui vaccini, la terapia monoclonale potrebbe aiutare a contenere l’epidemia.

“Gli anticorpi monoclonali, a differenza del vaccino – sottolinea Cauda – non prevengono la malattia e l’infezione perché vengono utilizzati molto precocemente in soggetti che si sono infettati. E il motivo per cui vengono dati precocemente è che si cerca di bloccare e di ridurre sul nascere l’invasione del virus alle cellule dell’organismo perché si sa che riducendo il carico virale presente all’interno dell’organismo si riduce anche il rischio di avere quelle forme più gravi che possono risultare in alcuni soggetti anche mortali”.

L’anticorpo monoclonale non ha un’azione preventiva, ma terapeutica, spiega il primario del Gemelli, “e deve essere dato precocemente e come cocktail di anticorpi monoclonali, cioè più anticorpi che riconoscono componenti diversi e così è molto maggiore l’efficacia. Quando sono stati impiegati in studi controllati e randomizzati – osserva – si è visto che gli anticorpi monoclonali hanno un’efficacia nel ridurre le forme più gravi, nel ridurre la mortalità sempre a patto che vengano utilizzati in maniera precoce. L’altro aspetto è rappresentato dal fatto che una volta introdotti nell’organismo permangono per settimane e quindi danno indirettamente anche una sorta di protezione nel tempo”.

In Italia da settembre, dalla Bsp Pharmaceuticals di Latina, gli anticorpi monoclonali della Eli Lilly vengono distribuiti in molti paesi del mondo, ma non in Italia. Eppure i risultati sono molto buoni, fino al 70%.

“In queste ultime settimane ci sono stati studi – conclude l’infettivologo – che hanno indicato come l’impiego precoce e in associazione degli anticorpi monoclonali riduca il rischio di forme gravi di Covid-19. Alla luce di questi risultati positivi io credo che gli organi regolatori debbano in qualche modo autorizzare, in tempi brevi, l’impiego di anticorpi monoclonali perché si possono rivelare estremamente efficaci, parallelamente alla vaccinazione della popolazione. Infatti mentre i vaccini prevengono l’infezione, gli anticorpi monoclonali prevengono che si sviluppino forme gravi e questo è sicuramente importantissimo laddove vengono somministrati nei soggetti più anziani nei quali sappiamo che il Covid può decorrere in forma più grave e anche mortale”.

(di Serena Sartini)