Consorzio Bufala Dop: cosa ci aspettiamo da Mipaaf e Recovery

Dg Saccani: "evitare finanziamenti a pioggia, serve grande visione"

GEN 25, 2021 -

Roma, 25 gen. (askanews) – Ripensare il comparto delle Dop e Igp, sburocratizzare il più possibile per mettere le aziende in condizione di lavorare, cogliere la straordinaria opportunità de Recovery fund per portare avanti poche grandi priorità, cercando di dare al paese “un grande sogno, una grande visione dell’Italia di domani”. Pier Maria Saccani, direttore generale del Consorzio della Mozzarella di bufala campana Dop, intervistato da Askanews, spiega quali saranno le priorità del nuovo ministro alle Politiche agricole e quali attese ha il settore lattiero caseario in vista del Recovery Plan.

Quale potrebbe essere l’identikit del nuovo e atteso ministro delle Politiche Agricole? “Innazitutto è auspicabile che il nuovo ministro abbia solidità e una permanenza di un certo periodo al ministero dell’Agricoltura, perché questo è il ministero che ha cambianto più ministri negli ultimi 10 anni. Questo vuol dire – puntualizza Saccani – che non c’è continuità nella gestione, che i punti di riferimento cambiano continuamente, che non ci sono tempistiche di risposta adeguate”.

Meglio una figura tecnica o una figura politica alla guida del Mipaaf? “Meglio un tecnico, visto che andiamo incontro a una fase molto complessa che sta iniziando proprio ora, con una modifica sostanziosa della Pac, il green deal, la strategia Farm to Fork. Tutti argomenti per cui servoo competenze specifiche – spiega il direttore generale del Consorzio – Anche se certamente è necessario anche l’aspetto politico, perché bisogna sapere gestire politicamente le situazioni. Ma questa è una forza della politica italiana che per ora mi sembra non ci sia ed è un grosso problema”.

Tra i primi dossier ‘interni’ da affrontare per il nuovo titolare del Mipaaf ci sono, secondo Saccani, innanzitutto quei “problemi storici” del comparto delle Dop e Igp che sono “legati soprattutto a tempistiche di gestione delle denominazioni”. Il Covid, infatti, “è stato un grande acceleratore di cambiamenti a abbiamo a che fare con prodotti Dop e Igp con una disciplina rigida, ma anche macchinosa nell’adeguarsi ai tempi”. E l’Italia “non può rischiare che i suoi prodotti Dop e Igp diventino da prodotti tradizionali prodotti vecchi perché troppo legati a pastoie burocratiche. Il consumatore è cambiato, il modo di vivere è cambiato e anche la produzione è cambiata e dobbiamo capire che questo inciderà anche sul commercio”. La necessità è non solo quella di “sburocratizzare le modifiche ai disciplinari: le donominazioni sono fatte di tutto quello che riguarda filiera, dal commercio alla produzione. E l’eccesso di burocrazie sta imbavagliando le imprese in tutti i comparti”.

Un ministro delle Politiche agricole forte e autorevole è, insomma, tanto più necessario in quanto l’Italia si trova a dovere affrontare una sfida unica: quella del Recovery Plan, il piano di ripresa nazionale finanziato con oltre 200 miliardi di euro. “Il Recovery plan dovrebbe essere pensato con una, due, tre grandi priorità – è l’opinione di Pier Maria Saccani – dovrebbe esserci dentro il grande sogno, la grande visione dell’Italia di domani che oggi la politica non ha o non ha mai presentato. Non abbiamo mai sentito quale sarà la visione dell’Italia del domani e i fondi del Recovery dovrebbero servire proprio a questo”.

Il direttore generale del Consorzio della Mozzarella campana di bufala Dop è molto critico sull’argomento: “Finora abbiamo solo sentito mille cose totalmente scollegate. Invece, abbiamo bisogno di una visione. Nel nostro settore, occorre capire come rendere tutto l’agroalimentare competitivo sui mercati internazionali. Sicuramente, le infrastrutture sono una priorità enorme per il paese, perché interessano tutti i settori: l’industria, il turismo e le produzioni agroalimentari con il trasporto delle merci”. Il comparto della mozzarella di bufala, ad esempio, trarrebbe grandi vantaggi da una ristrutturazione dei trasporti, del settore digitale e di quello dei beni culturali, dal momento che il turismo sui territori è la chiave di volta per l’agroalimentare italiano.

Il rischio, per Saccani, il Recovery finanzi una pletora di piccole, spendendo soldi a pioggia, senza concentrarsi su ciò che è davvero importante: “sento che sempre più spesso si dice ‘dobbiamo spendere 209 miliardi’, ma prima dobbiamo pensare alle vere necessità, non a spendere per spendere. L’approccio iniziale e immediato al Recovery mi sembra davvero molto pericoloso, non abbiamo percepito una visione di come si potrebbero andare a investire, e non a spendere, tutti questi soldi che poi dovranno essere comunque in parte restituiti e che peseranno sui nostri figli. Adesso lo si sta usando come merce di scambio”.

(di Ada Parisi)