Zamagni: Conte? Non si crea un partito di centro in pochi giorni

Parla il presidente della Pontificia accademia Scienze sociali

GEN 18, 2021 -

Roma, 18 gen. (askanews) – ‘Uno non può nel giro di pochi giorni o poche settimane crearsi una sua forza politica: ci ha provato Mario Monti con Scelta civica e abbiamo visto che fine ha fatto’. Stefano Zamagni, presidente della Pontificia accademia delle Scienze sociali, commenta la crisi politica italiana e la posizione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Quanto a Matteo Renzi, la sua è stata ‘una mossa insensata’ contraria al ‘bene comune’, afferma l’economista bolognese tra i promotori di un nuovo partito – non confessionale – di ispirazione cristiana, Insieme: ‘In Italia – afferma – c’è un blocco stimato attorno al 30-35 per cento di elettori che si rifiutano di andare a votare perché non accettano la dicotomia centrodestra/centrosinistra’.

Matteo Renzi ha fatto ‘evidentemente una mossa insensata che ha origine nell’atteggiamento di una persona le cui caratteristiche abbiamo imparato a conoscere’, spiega Zamagni ad askanews. ‘Questo non vuol dire che sulle singole questioni Renzi non abbia ragione, ma il punto è che quando in politica si prendono delle decisioni bisogna calcolare gli effetti indiretti e lontani nel tempo delle decisioni stesse. I cittadini potrebbero dirgli: ma noi che colpa ne abbiamo? Se ce l’hai con Conte, prenditela con lui direttamente, perché prendi decisioni i cui effetti si scaricano su 60 milioni di persone senza prima averci coinvolti né con un referendum né con un forum deliberativo? E’ un deficit di democrazia gravissimo. E’ una decisione presa da lui e dalle poche persone che sono con lui: denota il fatto che non ha presente la nozione di bene comune’.

Quanto al futuro, il vescovo Giancarlo Bregantini, oggi in una intervista alla Stampa ha affermato che è ‘possibile ricreare un partito di ispirazione cattolico-democratica, magari studiandolo con i promotori di Insieme, il neo-partito di cui è membro del comitato dei garanti Stefano Zamagni’. E Giuseppe Conte, ‘nella prima fase potrebbe aiutare a federare le forze’.

‘A tutt’oggi Conte non ha fatto nessuna richiesta né ha dimostrato alcuna sensibilità al progetto del partito Insieme’, precisa Zamagni. ‘Che poi lui, che ha ovviamente delle doti, possa essere interessato, lo si vedrà. Ma non potrà farlo se non ha almeno il placet di Pd e del movimento 5 stelle che lo stanno sostenendo: non ha le mani libere. E, inoltre, uno – puntualizza l’economista – non può nel giro di pochi giorni o poche settimane crearsi una sua forza politica. Ci ha provato Mario Monti con Scelta civica e abbiamo visto che fine ha fatto. Se lo facesse dovrebbe fare i conti con le forze che già occupano il centro: chi primo arriva, meglio alloggia… Potrebbe farlo, ma ci vogliono anni. Diverso è il caso se lui accettasse di fare domanda, di iscriversi a Insieme e, se il direttivo lo accogliesse, allora entrerebbe in quella compagine. Ci sono affinità tra la sua storia personale e le caratteristiche del partito. Se entrasse, se la dovrebbe vedere democraticamente al congresso: in Insieme ci sono persone di livello elevato dal punto di vista culturale e intellettuale, non appaiono sui giornali perché badano alla sostanza. Ad ogni modo la porta è aperta a tutti’.

Zamagni spiega la nascita del nuovo partito facendo un passo indietro, anzi due. ‘Quello che sta avvenendo è il risultato inevitabile di un complesso di eventi che nel corso degli ultimi 25-30 anni hanno caratterizzato la scena politica italiana, e in particolare di due errori. Il primo è il bipolarismo, l’errore più grave che si potesse fare, senz’altro in buona fede, perché è contro il principio democratico: se va bene per certi contesti, particolarmente nel mondo anglosassone, non va bene per paesi come il nostro. Avere imposto questa camicia di forza ad un corpo che non poteva tollerarlo ha aumentato, anziché ridurlo, il numero di partiti e invece di semplificare il quadro lo ha complicato. L’altro guaio è la scomparsa di una forza politica di centro. Tutti sanno che un modello di democrazia liberale non può fare a meno di una forza politica di centro autonoma sia dalla destra sia dalla sinistra. Le forze che si richiamavano al centro sono andate o di là o di qua, dando vita a centrodestra e centrosinistra, che sono un obbrobrio. Se l’assunto di partenza è la democrazia liberale, un partito di centro è indispensabile’.

‘Questa è la ragione per cui dure anni fa – non ieri, non due mesi fa – un gruppo di persone di varia estrazione e che non avevano esperienze parlamentari o di governo hanno preso la decisione di dare vita a una associazione chiamata Politica insieme. Questa associazione in due anni ha lavorato, ha prodotto un manifesto, una piattaforma programmatica e il quattro ottobre scorso in una assemblea romana ha dato vita ad un partito che si chiama Insieme. Questo partito è in attesa del placet della speciale commissione parlamentare che deve controllare lo statuto e una volta arrivato questo placet terrà il congresso fondativo nel corso del quale saranno nominati gli organi. Questa iniziativa è nata proprio per porre rimedio alle due aporie che dicevo, il bipolarismo e l’assenza di un partito di centro. In Italia c’è un blocco stimato attorno al 30-35 per cento di elettori che si rifiutano di andare a votare perché non accettano la dicotomia centrodestra/centrosinistra: come si può parlare di democrazia quando si impedisce così la libertà di scelta?’.

Il nuovo partito di centro, spiega il presidente della Pontificia accademia delle Scienze sociali, è ‘moderato, il che non vuol dire conservatore: il moderatismo è il contrario del conservatorismo e dell’estremismo. E, inoltre, si colloca in una prospettiva di forte europeismo, ha una forte strutturazione territoriale, con comitati regionali da nord a sud, e nell’assemblea del 4 ottobre ha operato un primo tentativo di aggregazione di altre realtà, come Costruire insieme di Ivo Tarolli e altre sigle, 17 in tutte, associazioni di varie denominazioni che hanno ritenuto di convergere insieme’.

Un progetto, tiene a precisare Zamagni, che ‘si ispira ai principi cristiani ma è un partito non confessionale: non vede coinvolta la gerarchia della Chiesa, né a favore né contro. Il punto è che quando si parla della Chiesa, la Chiesa ha due componenti: la gerarchia e il popolo, e da questa iniziativa la gerarchia deve stare fuori’.

Un concetto analogo a quello espresso da un altro economista bolognese, Romano Prodi quando, da Presidente del Consiglio, annunciò che avrebbe votato al referendum sulla procrazione medicalmente assistita, contrariamente alle indicazioni della Cei del cardinale Camillo Ruini e alla sua battaglia sui cosiddetti ‘valori non negoziabili’, rivendicando di essere un ‘cattolico adulto’. ‘I valori sono negoziabili, sono i principi che non sono negoziabili’, spiega oggi Zamagni. ‘Il principio è che io non posso in nessun modo accettare la pena di morte: quanto al modo in cui si difende la vita umana, si entra nel campo dei valori e lì si discute, si negozia. Romano tirò fuori quella espressione in un momento in cui si voleva imporre la non negoziabilità dei valori, ed ha avuto ragione nel dire che se uno è cristiano adulto, ossia capace di intendere e volere, non puoi imporgli di seguire una linea di valore fissata da altri. Il ruolo della Chiesa intesa come gerarchia è tenere fermo il timone dei principi’. Quanto ai fedeli laici, ‘c’è bisogno di un laicato che produce pensiero in ambito economico, filosofico, giuridico e che deve trovare il modo di mettere a disposizione della comunità questo pensiero’.

Zamagni tiene a precisare che non assumerà incarichi di tipo amministrativo o politico, ma sarà attivo in Insieme solo relativamente alla elaborazione culturale, proprio perché riveste il ruolo di presidente della Pontifica accademia delle scienze sociali, il think tank vaticano che si è occupato in questi anni di crisi ecologica, intelligenza artificiale, finanza mondiale e amministrazioni locali, biotecnologie e social network. Ma tiene a tenere distinti i piani: ‘La Pontifica accademia non è in Italia, è in Vaticano, che è un altro Stato, e si rivolge al mondo intero. Sono due piani diversi e il Papa ha sempre detto ‘non mi voglio occupare di politica italiana’. Il Papa dà l’esempio di cosa sia la laicità, tiene distinti i due ambiti. La ragione per cui io non assumerò cariche e non sarò candidato è proprio per questo. Ma è chiaro che posso e devo pensare’.

La precondizione affinché il partito Insieme possa esprimersi al suo meglio, ovviamente, è una nuova legge elettorale. ‘Una autentica democrazia liberale non può non preferire una legge proporzionale corretta’, afferma Zamagni. Quanto alla realizzabilità di questo progetto, ‘questo dipende dai tempi della crisi’, prosegue il professore, che peraltro si dice favorevole ad uno sbarramento al cinque per cento. Una soglia che taglierebbe fuori partiti come Italia viva: ‘Ma quel partito sarebbe sotto anche il 3 per cento’, taglia corto Zamagni.

Il professore respinge la critica di chi ritiene che proporre oggi un partito di ispirazione cristiana sia una operazione anacronistica, dettata dalla nostalgia, dopo la fine della democrazia cristiana. ‘Lo spazio per un partito cattolico non c’è: il principio di laicità è nato in casa del cristianesimo, il primo a formularlo è stato un signore che si chiamava Gesù Cristo, non l’hanno inventato i laicisti, quelli sono venuti dopo con la rivoluzione francese. Solo in circostanze molto particolari si può giustificare un partico cattolico e nel caso italiano la giustificazione c’era eccome, nel contesto della guerra fredda. Ma oggi non avrebbe nessun senso, e la stessa gerarchia non lo vuole: il Papa ha detto chiaramente che un partito cattolico oggi non ha senso. Danneggerebbe la Chiesa perché le toglierebbe la libertà. Diverso – spiega Zamagni – è un partito che ha l’ispirazione cristiana. E come c’è l’ispirazione socialista, c’è l’ispirazione liberale, c’è l’ispirazione radical-repubblicana, così c’è l’ispirazione cristiana’. Ma ‘la matrice liberale e la matrice socialista negli ultimi 30-40 anni hanno smesso di elaborare pensiero. In mancanza di questo è ovvio che siano emersi i sovranismi, i populismi, i primatismi vari: ma questa è la conseguenza, non la causa. La causa è che queste matrici politiche e culturali hanno cessato di credere ai propri fondamenti’. Quanto al mondo cattolico, invece, ‘basta guardare sul fronte ecologico, sul fronte sociale, sui grandi temi dell’oggi, chi viene sempre citato? Il pensiero di Papa Francesco: si può anche non essere d’accordo con lui, ma incide nel dibattito pubblico e tutti sono tenuti a fare i conti con le sue prese di posizione’.