Ristoratori: non untori, fateci riaprire. Non condannateci a morte

Ambasciatori del gusto: altrimenti chiusura secca con ristori certi

GEN 14, 2021 -

Milano, 14 gen. (askanews) – Colpiti più che mai dalle misure per il contenimento della pandemia, i ristoratori, riuniti nell’Associazione Ambasciatori del gusto, tornano a chiedere al governo un dialogo per trovare insieme delle soluzioni per la riapertura, pena la chiusura di tante attività. “Chiediamo una riapertura in sicurezza, regolamentata e controllata, che spazzi via una volta per tutte l’idea del ristorante come untore – scrivono in una lettera, la terza in pochi giorni, indirizzata al presidente del Consiglio, ministri e presidenti di Regione. “Già nei mesi estivi abbiamo ottemperato, con grandi sacrifici, a tutti gli obblighi da voi imposti come nuovi standard di sicurezza. Se è necessario, siamo pronti a studiarne insieme ulteriori – scrivono – Se invece un’alternativa siete certi che non ci sia, la chiusura deve essere secca” e a essa “devono seguire ristori certi, adeguati e immediati, per ripartire, per poter continuare ad imprendere, non solo per tamponare”.

Gli Ambasciatori del gusto rivendicano di aver agito sempre con rispetto delle norme e oggi prendono le distanze “da chi, in forma di protesta, sceglie di riaprire i propri locali”. Ma chiedono di intervenire in fretta: “Ribadiamo l’urgenza – si legge nella lettera – di una Visione di medio e lungo termine a cui fare riferimento e di un interlocutore istituzionale con cui dialogare in modo costruttivo e lungimirante”. “Lavoriamo insieme, voi con noi, per trasformare le difficoltà in opportunità per costruire le basi del nostro futuro. Solo così avremo la possibilità di risollevarci e porgere la mano a tutti i nostri collaboratori e fornitori senza i quali la ristorazione italiana, e il made in Italy che tutto il mondo ci invidia, non esisterà più – concludono – L’alternativa è drammatica. Quindi vi chiediamo: è giusto condannare a morte la ristorazione italiana? È corretto farle espiare tutte le colpe di questa terribile “guerra”? O c’è qualcosa che ancora si può fare per cambiare le sorti di un settore che da sempre traina il sistema italia in termini di valore economico, ma anche per identità, cultura e stile di vita?”.