Scorie nucleari, no delle Città del vino: scelta incomprensibile

In lista 3 aree di produzione di Docg, grave danno di immagine

GEN 12, 2021 -

Roma, 12 gen. (askanews) – No unanime delle Città del Vino allo stoccaggio di scorie nucleari in aree dove vengono coltivate importanti Docg italiane. Nella lista dei 67 siti individuati per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi ci sono infatti Caluso, in provincia di Torino, Acerenza in provincia di Potenza e Campagnatico, in provincia di Grosseto. Tre luoghi che sono areali di provenienza di tre importanti Docg italiane: il bianco Erbaluce di Caluso e i rossi Aglianico del Vulture e Montecucco Sangiovese. Zone da lungo tempo vocate all’enoturismo e alla sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Città del Vino, l’associazione Nazionale dei sindaci dei 460 Comuni italiani a vocazione enologica, si schiera a difesa dei territori e dei paesaggi agrari di pregio. La lista dei siti “papabili” per ospitare le scorie radioattive è stata resa nota nei giorni scorsi da Sogin, la società statale incaricata di smantellare le centrali dismesse e di mettere in sicurezza le scorie nucleari a bassa e media intensità. La lista individua in totale 67 aree situate in 7 Regioni (Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia), alcune delle quali toccano importanti aree vinicole, enoturistiche e siti Unesco.

Le tre Città del Vino oggetto di questa possibilità, ma anche tanti altri Comuni italiani (come Segesta e Butera in Sicilia e Gravina in Puglia) o territori Unesco (ad esempio la Val d’Orcia con Pienza e Trequanda in Toscana) sono da anni impegnati a sostenere un’economia sostenibile basata sull’eccellenza agroalimentare e lo sviluppo turistico e ambientale di pregio; “una strada intrapresa da molto tempo e che entra adesso in evidente contrasto con l’ipotesi di diventare la ‘discarica’ italiana di rifiuti altamente pericolosi e inquinanti”, denuncia Città del Vino, che si schiera compatta accanto ai sindaci e ai produttori vitivinicoli che stanno protestando in tutta Italia dopo che è stata resa nota la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) per la costruzione del deposito nazionale.

“Il problema non è legato soltanto alla tutela dell’ambiente e dei paesaggi agrari e culturali – afferma il presidente delle Città del Vino, Floriano Zambon – poiché una discarica di scorie realizzata in certi contesti territoriali, anche se con le più alte garanzie di sicurezza, provocherebbe un danno d’immagine incalcolabile e una perdita di attrattività e valore del territorio, con forti ripercussioni dal punto di vista turistico, economico e sociale. Chi programmerà un viaggio in un’area divenuta deposito di scorie nucleari? E che ripercussioni avrebbero sul territorio e sul paesaggio la nuova viabilità e le infrastrutture che dovranno essere realizzate?”.