Storie circolari: dal bricco di latte ai dispenser con asciugamani

Il progetto Natural di Lucart per il riciclo di cartoni per bevande

DIC 24, 2020 -

Milano, 24 dic. (askanews) – Cosa hanno in comune un bricco in Tertrapack per il latte e un dispenser per asciugamani di carta? Apparentemente nulla. Eppure la risposta esatta è tutto, o quasi, perchè, grazie ai principi dell’economia circolare, il bricco destinato a diventare un rifiuto può essere recuperato, riciclato e trasformato in un nuovo prodotto, che inizia così un nuovo ciclo di vita. Da dieci anni questo progetto ha un nome, Natural, ed è portato avanti da un’azienda italiana come Lucart che ne ha fatto un’area del proprio business.

“In Lucart da sempre affianchiamo a produzioni di pura cellulora il riciclato. Ma il mondo della carta riciclata negli anni è andato incontro a vari trend, si pensi solo alla digitalizzazione, e per noi era strategico trovare alternative perchè il materiale del futuro è per forza di origine riciclata, per quanto la cellulosa sia una materia prima rinnovabile – ha detto ad askanews Francesco Pasquini, direttore commerciale e marketing del gruppo Lucart – Così, cercando una fonte alternativa di prodotti riciclati, la scelta cadde sul Tetrapack perchè aveva due caratteristiche: una tecnica, e cioè che la fibra era accoppiata con del polietilene che le consente di rimanere pulita, non sporcata da inchiostri, una fibra nobile insomma, e l’altra che il cartone per bevande rispetto alle bottiglie di plastica ha dei vantaggi importanti in termini di sostenibilità. In quegli anni questo materiale continuava a crescere, sempre più produttori sceglievano il Tetrapack o i suoi concorrenti per i propri prodotti e anche le raccolte differenziate a livello europeo stavano aumentando. Per cui laddove la scarsità di carta da giornale stava diminuendo per via di cambiamenti come la digitalizzazione questo materiale aumentava”.

Il Tetrapack, attraverso una tecnologia affinata da Lucart, una volta recuperato viene scomposto nelle sue due componenti principali: il polietilene e l’alluminio, che rappresentano un quarto, e la cellulosa che pesa per circa il 75%. Da queste due componenti Lucart ottiene carta Fiberpack e Al.Pe: con la prima realizza prodotti come asciugamani e con la seconda dispenser per gli stessi. Ma non solo. “Abbiamo lanciato una serie di prodotti in tutte le categorie perchè la fibra era una fibra nobile: dagli asciugamani ai fazzoletti, alle bobine industriali e così via – spiega Pasquini – l’unica cosa che aveva un colore non sbiancato, ma noi abbiamo continuato a lanciarlo così, con una fibra di colore marrone chiaro. Negli anni siamo cresciuti soprattutto nel canale fuori casa, horeca, istituzioni, comparto sanitario-medicale, scolastico ma anche nel canale casa col marchio Grazie che sta avendo successo sopratutto in Francia. Nel tempo poi siamo riusciti anche a trovare degli sbocchi per la componente tecnica del bricco, questo compound fatto di alluminio e polietilene da cui otteniamo l’Al.pe: abbiamo fatto dai pallet ai dispenser per la carta, come gli asciugamani”.

Dal 2013 al 2019, considerando le tonnellate di carta Fiberpack prodotte, il progetto Natural ha contribuito al recupero di oltre 5,4 miliardi di cartone per bevande, quantità in grado di coprire una distanza pari a 31 volte il giro della Terra, ha evitato l’uso di più di 2,3 milioni di alberi, l’equivalente di 8.000 campi da calcio, e da utimo evitato l’emissione di oltre 141.000 tonnellate di CO2, pari a quella che verrebbe generata in oltre 1 milione di viaggi in auto Roma-Milano.

Ora questo progetto è diventato anche un modello di economia circolare a livello territoriale che prende il nome di Mmc, Municipal material cycle. Per la prima volta è stato sperimentato in Slovenia dove viene attivato un flusso circolare con il coinvolgimento dell’azienda locale di gestione dei rifiuti e dei consorzi di recupero. “Progetti come Mmc hanno visto la partecipazione anche degli studenti. Questo è partito a Novo Mesto nel sud della Slovenia e si è diffuso altrove anche a Lubiana – racconta Pasquini – dalla raccolta differenziata delle famiglie, tramite la municipalizzata, Lucart riceve il materiale post consumo, lo trasforma in prodotto finito che a sua volta viene venduto al nostro distributore che a sua volta deve aver vinto una gara per la fornitura di questi prodotti a uffici pubblici, scuole e oltre a ingaggiare anche attori locali come hotel”.

E l’Italia, verrà coinvolta in questi progetti? “Il progetto Natural è già attivo sia in Italia che in Francia – spiega – Gli Mmc sono partiti, invece, in Slovenia continueremo lì ma l’obiettivo con questa nuova joint venture lanciata a marzo con un partner locale è quello di portarlo all’estero, speriamo anche in Italia. L’Italia ha sempre vincoli un po’ suoi”. Uno dei problemi per esempio è quello dei criteri per la raccolta differenziata del Tetrapack. “L’Italia – osserva Pasquini – è un arlecchino di modalità diverse di smaltimento. In Francia ha lo stesso trattamento ovunque, in Italia in tanti territori va in carta e cartone e questo rende la separazione più difficile”.

Ad oggi Lucart ha due realtà dove ricicla e produce questi materiali, il Fiberpack e l’Al.pe: uno a Decimo in provincia di Lucca e uno nella Francia orientale non lontano dal confine con la Germania. Anche perchè il progetto Natural per l’azienda toscana ha assunto ormai dimensioni importanti: “In termini percentuali sulla divisione del fuori casa pesa tra il 15-20% del fatturato ed è in crescita costante a doppia cifra. Quest’anno siamo leggermente sotto ma questo non è un anno normale e, ciò nonostante, questo prodotto cresce comunque”.