Cultura umanistica, cifre: 95 miliardi di euro e 300mila imprese

Il convegno per i festeggiamenti dei quattrocento anni dell'ateneo

DIC 9, 2020 -

Cagliari, 9 dic. (askanews) – “Quando mi sono iscritto al Dams, avevo quasi timore di dirlo in giro. Oggi è stato tutto superato, queste professioni sono state ampiamente sdoganate: il suggerimento che dò a chi volesse intraprendere questa strada è sapere esattamente cosa hanno fatto gli altri, non illudersi di arrivare per primi a qualcosa.

La scelta del vostro Ateneo di inserire il cinema e lo spettacolo tra gli studi umanistici è stata davvero indovinata, perchè sapere cos’è il cinema dà agli studenti la misura della sfida che stanno per affrontare”.

Lo ha detto il regista Salvatore Mereu, intervenendo alla prima delle tavole rotonde organizzate on line dalla Facoltà di Studi umanistici per celebrare i 400 anni dell’Università di Cagliari.

“Se oggi si vuole fare un film – ha proseguito l’autore di “Assandira” e “Ballo a tre passi” – con degli amici e un tablet si riesce a confezionare un prodotto che può anche trovare un pubblico sulla rete.

Prima tutto questo era impossibile: la professione era nepotistica, si faceva solo a Roma, ed era davvero difficile farla. Oggi invece con gli studi umanistici i ragazzi sono chiamati da subito a misurarsi con le proprie capacità e le proprie potenzialità”.

La necessità dello studio e dell’approfondimento è stata sottolineata anche dallo scrittore Marcello Fois: “Uno dei luoghi comuni peggiori in Italia – ha detto – è che tutti siano scrittori, come pensare che chiunque abbia un telefonino in grado di filmare sia un regista.

C’è invece una categoria di persone che nelle società deve essere riconosciuta come tale, perchè ha studiato ed approfondito questa professione”.

“Per questo gli studi umanistici sono basilari per qualunque altra disciplina – ha aggiunto – non lo si dice mai abbastanza.

Da essi si accede a qualunque altro studio, l’opposto non è sempre vero. Un medico che ha studiato greco è un po’ più medico, dirà ‘epatite’ con più coscienza, perchè ha un rapporto con la parola endemico.

C’è molta gente che pubblica, ma pochissimi scrittori in questo Paese, ci sono tanti che fotografano ma pochi fotografi, tantissimi scrivono poesie o girano video, ma pochissimi poeti e registi.

L’impegno per gli umanisti è ribadire questa differenza: quando pubblico, cerco di fare questo, spiegando la differenza tra chi scrive e uno scrittore. Vorrei abitare in un mondo in cui questo sia chiaro”.

“Bisogna ricominciare a stabilire che un valore dell’educazione umanistica è conoscere bene le parole che si usano – ha continuato Fois – il loro peso, la loro combinazione: quando uno ragiona solo in termini di attualità, dà valore aggiunto solo alla novità.

Non è detto che la novità sia sempre un valore, qualche volta è ‘nuovismo’, perché se il passato ci sta dietro, è superato e non ci interessa”.

La tavola rotonda sull’attualità della cultura umanistica ha approfondito anche il ritorno economico del settore: “I dati che attestano il valore economico della cultura umanistica sono eclatanti” ha detto Maria Grazia Fanchi, docente all’Università Cattolica, rispondendo alla domanda di Antioco Floris, docente di Cinema all’Università di Cagliari.

“Due anni fa il report di Unioncamere ‘Io sono cultura’ misurava in 95 miliardi di euro l’indotto delle imprese di cultura e comunicazione in Italia, per poco meno di 300mila imprese”.

Aprendo i lavori, Maria Del Zompo, Rettore dell’Università di Cagliari, aveva sottolineato che “sono 400 anni di una storia appassionata e appassionante.

La facoltà di Studi umanistici è stata una delle prime a dar vita all’ateneo cagliaritano: oggi noi sottolineiamo l’importanza, la bellezza e il fascino di una cultura umanistica essenziale per la crescita di tutti noi.

La storia – diceva Cicerone – è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità”.