Card. Pell: gli scandali mi scagionano, la festa non è finita

L'ex prefetto della Segreteria per l'Economia è tornato a Roma

NOV 30, 2020 -

Città del Vaticano, 30 nov. (askanews) – Il cardinale George Pell, ex prefetto della Sergeteria per l’Economia, si sente “scagionato” dagli scandali finanziari emersi ultimamente in Vaticano, ed è convinto che la “festa” non sia “finita”.

Il porporato australiano ha concesso la prima intervista da quando è tornato a Roma all’Associated Press. Pell lasciò il Vaticano nel 2017 per difendersi in tribunale in Australia dalle accuse di pedofilia: condannato, imprigionato per oltre 400 giorni, è stato posi assolto dalla Corte suprema australiana. E’ tornato a Roma, senza ricoprire più un ruolo in Vaticano, nelle stesse ore in cui il Papa licenziava il cardinale Angelo Becciu, ex Sostituto agli Affari generali della Segreteria di Stato con il quale Pell aveva più volte polemizzato: “Spero – fu il suo commento – che l’opera di pulizia continui sia in Vaticano che a Victoria”, lo Stato australiano dove è stato condannato. Tra pochi giorni, il 15 dicembre, esce in libreria il suo diario dal carcere.

Quando prese il compito di ministro vaticano delle Finanze, dice adeso, sapeva che sarebbe stato “un po’ caotico”, ma “non ho mai, mai pensato che sarebbe stato uno spettacolo Technicolor come è stato”, commenta ora all’Ap: “Non pensavo che ci fosse così tanta criminalità coinvolta”.

Quanto all’ultimo scandalo, che al centro ha l’acquisto-truffa di un immobile a Londra da parte della Segreteria di Stato, “può darsi sia solo sconcertate incompetenza”.

“Sarebbe meglio per la Chiese se queste cose non fossero accadute, se io non fossi stato scagionato in questo modo”, ha detto Pell. “Ma dato che sono accadute, è piuttosto chiaro… Costa stavamo cercando di fare: cercando di fare e in certa misura siamo riusciti a fare”.

Il cardinale australiano commenta anche l’udienza che, tornato a Roma, gli ha concesso il Papa: “Ha riconosciuto quel che stato cercando di fare”, afferma Pell. “E, sa, penso che la triste riprova siano le rivelazioni e gli sviluppi che ci sono stati”.

Il cardinale e il suo avvocato hanno ipotizzato un possibile collegamento tra la resistenza che Pell incontrò alla sua riforma della finanze vaticane e la sua partenza da Roma per il processo in Australia: “Spero per il bene della Chiesa che non ci sia nulla del genere”, commenta ora il porporato: “Alcuni australiani, alcuni miei famigliari mi hanno detto: ‘Beh, se la mafia ti perseguita, o perseguita qualcun altro, è un contro. Ma è un po’ peggio se queste cose vengono da dentro la Chiesa’”.

Pell dice ora di non essere sicuro se ci sia un simile collegamento: “Ma penso che lo scopriremo, se c’era o non c’era. Di certo la festa non è finita”.