Al Tff uno spaccato degli Usa tra malessere sociale e riscatto

Da oggi a festival "My America" a Cupisti. Intervista alla regista

NOV 23, 2020 -

Torino, 23 nov. (askanews) – Uno spaccato degli Stati Uniti tra Chicago, Los Angeles e l’Arizona, tra malessere sociale, la corsa all’acquisto di armi che si traduce in violenza urbana, gratuita e a sfondo razziale, i drammi dei senza tetto e dell’immigrazione al confine col Messico, a cui fanno da contraltare la capacità e la determinazione di cittadini comuni, che cercano di riparare il Paese, di tenerlo insieme, anche di sognare in grande. E’ “My America” scritto e diretto da Barbara Cupisti, in streaming su Mymovies.it per 2 giorni, nella sezione Fuori Concorso / Doc del Torino Film Festival.

“E’ la mia America nel senso che ritrae le storie che mi sono saltate all’occhio come europea che vive negli Stati Uniti da 7 anni”, ha detto ad Askanews la regista Barbara Cupisti, che vive a Washington.

“Quando sono arrivata qui ho subito notato un’incoerenza dirompente tra il preambolo della costituzione americana, che parla di ideali di giustizia, libertà e prosperità e ad esempio, la baraccopoli che mostro nel film a Los Angeles, vicino a Hollywood, dove la gente vive come se si trovasse in un paese del terzo mondo o l’alto numero di vittime da armi da fuoco, che solo nel 2020 ha superato quello delle vittime dello sbarco in Normandia”, ha spiegato l’autrice, che si è chiesta allora: “Esiste ancora il sogno americano e se esiste dov’è?”.

Gli alfieri del sogno americano nel documentario sono quasi tutti immigrati, non di rado di prima generazione: “Non è una cosa fatta apposta. Ma girando il documentario è emerso che chi si impegna con tutta la propria forza per potersi migliorare e per migliorare la vita degli altri spesso è un immigrato di prima generazione. Loro credono nel paese, anche se con l’amministrazione Trump prima e poi con il Covid le diseguaglianze sociali sono diventate allucinanti e il paese è diviso. Biden dovrà ricucire il paese, ma non so se ne avrà la forza”, ha spiegato l’autrice.

“Spero che Biden abbia l’intelligenza di crearsi una squadra che sia in grado di mettere in campo nuove energie e idee per arrivare a certi ceti sociali a cui il suo messaggio e quello di Kamala Harris non arriva. Devono mettere in squadra qualcuno di più ‘progressive'”, ha osservato Cupisti.

Al centro del primo episodio del documentario, diviso in 3 capitoli, ci sono i giovani attivisti di Goodkids MadCity che si battono per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica contro le armi da fuoco. “Ho voluto scovare storie che non si conoscono in Europa, storie di persone comuni che si mettono insieme in gioco per sostenere una buona causa. In Usa c’è un movimento giovanile bellissimo, che sostiene diverse cause e che è quasi un peccato mortale tenere a freno. Nell’America reduce d Trump sono una speranza per tutti”, ha spiegato Cupisti.

Poetico, dolente, a tratti reportage e a tratti racconto intimo, “My America”, prodotto da Clipper Media e Rai Cinema, è un film potente che fa riflettere.